“Amazon AWS in down”, ecco come internet va offline
Lunedì 20 ottobre 2025 la piattaforma Amazon Web Service va in down provocando problemi a metà dei servizi online
È un lunedì come tanti, Milano è tornata ad essere grigia per metterci più a nostro agio ma Amazon Web Service (AWS) decide di smettere di funzionare per dare un pò di movimento alla giornata.
Come ogni mattina, dopo aver preso il mio caffelatte e il mio yogurtino, apro il PC per controllare come sta il nostro substack di Lettere nella crisi climatica. È un piccolo rituale che faccio prima di iniziare il mio lavoro vero, quello con cui pago l’affitto o soddisfo la mia golosità, e che mi rende felice perchè vedo che piano piano qualcuna o qualcuno si aggiunge alla community. Però questo rituale è stato interrotto da un messaggio molto chiaro: “Substack is experiencing technical problems. We are working to restore service. Thank you for your patience”.
“Ma pazienza de che? Dove è il mio contentino del lunedì mattina!” è la prima frase che mi viene in mente prima che subentri l’ansietta. La seconda frase infatti è “oddio mo che è successo, perchè non mi funziona?”. Calma… posso fare altro…
Devi sapere che ultimamente sto esplorando le intelligenze artificiali e le diverse app che popolano il web. Tra queste Perplexity è quella che più mi sta aiutando nel ripensare le lettere che scrivo o per trovare degli spunti di riflessione. Non la uso per fare “copia e incolla” dalla chat come qualche giornale che si fa pagare le uscite sta facendo. A me piace creare e queste lettere sono sia uno sfogo creativo per me, sia il tenativo di creare una community per dialogare su temi che raccontano la società nella crisi climatica.
Quindi mi sono detto “dai facciamo qualche domanda a Perplexity” per avere idee sui prossimi contenuti. Sbianco… tutte le chat e gli spazi che avevo creato sono spariti. Da Perplexity nessun messaggio, neanche un minimo segno di qualcosa che non va. Solamente il vuoto.
Il mix tra substack in down e il Perplexity svuotato di ogni dato cominciano a generare le migliori teorie del complotto che possono occupare una testa con troppa immaginazione e ansia.
“Ho scritto qualcosa di così brutto che mi sono venuti a prendere?”
“Mi stanno spiando?”
“Giorgia ti ho fatto qualcosa di male?! Giuro ne possiamo parlare”
Non pensavo che l’avrei mai detto ma devo ringraziare Elon Musk, quell’uomo che non riesce a controllare le braccine tese all’inaugurazione della fine degli Stati uniti, perchè su X è ancora possibile trovare qualche buon anima che ci annuncia quali servizi online sono in down. Praticamente X lo uso solo come pagina dei necrologi delle piattaforme che frequento. Il responso?
“È mancato all’affetto dei suoi cari Amazon Web Service, a tutti noto come AWS, portandosi con sè molti di loro. Il suo ricordo rimarrà sempre vivo nel cuore di Jeff Bezos e di tutti coloro che per lavoro dipendono da un servizio cloud”
Necrologio interessante ma che lì per lì non ho capito. Mi è bastato qualche secondo perchè anche i miei servizi di mail (si ne ho vari) hanno iniziato a smettere di funzionare. Ottimo… e mo cosa faccio in questo lunedì uggioso?
Mi porto avanti con qualche stupenda grafica su Canva immaginando di essere un bravissimo desinger? No, anche lui è in down!
Mi vedo un filmetto su Netflix o Prime Video? Non penso proprio.
Ecco la soluzione, gioco per la prima volta a Fortnite così scrivo una nuova lettera sui videogiochi come desidero da tanto tempo. Ebbene no, anche Epic Games ci ha lasciato per colpa del down di Amazon Web Service (AWS).
Scusami, non ti sembra un pò troppa roba? Forse dovremmo iniziare a farci qualche domanda sul fattore umano dietro le intelligenze artificiali e alle Big Tech? Visto che sei già qui per ora vediamo che cosa c’è invece dietro a questo mio racconto e al down di Amazon Web Service (AWS).
Cos’è Amazon Web Service (AWS)?
Amazon Web Services (AWS) è una sussidiaria di Amazon che offre on-demand più di 200 servizi di “cloud computing”, ossia servizi di calcolo tramite internet (o cloud) per attività di archiviazione, database, rete, software, analisi o anche di intelligence.
Ormai siamo tutte e tutti abiutati al concetto di “cloud” o di nuvola informatica e sempre più frequentemente imprese, pubbliche amministrazioni o privati si affidano a colossi come Amazon che vendono l’utilizzo da remoto di infrastrutture, come ad esempio i datacenter, che permetto il funzionamento di questi servizi.
Secondo il proprio sito, Amazon Web Services (AWS) offre numerosi servizi e funzionalità: “dalle infrastrutture per il calcolo, l’archiviazione e i database fino alle nuove tecnologie, quali il machine learning, l’intelligenza artificiale, i data lake, analytics e Internet of Things”.
Ad ottobre 2025 sul sito di Amazon Web Services (AWS) si afferma, inoltre, che l’infrastruttura centrale è progettata per soddisfare “i requisiti di sicurezza per organizzazioni ad elevata sensibilità come quelle militari, bancarie globali e molto altro”.
Chi dipende dai servizi di AWS?
A novembre 2024 Amazon Web Services (AWS) dice di avere una community globale, l’Amazon Partner Network (APN), costituita da oltre 140.000 partner provenienti da oltre 200 Paesi e territori. Il 70% di questi ha sede al di fuori degli Stati Uniti.
L’Amazon Web Services (AWS) riporta che opera nelle seguenti aree:
Asia Pacifico e Cina in 15 regioni geografiche: Hong Kong, Melbourne, Mumbai, Seoul, Singapore, Sydney, Tokyo, Osaka, Pechino, Ningxia, Giacarta, Hyderabad, Malesia, Thailandia, Taiwan;
Nord America in 8 regioni geografiche: Virginia Virginia settentrionale, Ohio, California settentrionale, Oregon, Stati Uniti-Est, Stati Uniti-Ovest, Stati Uniti centrali, Messico;
Sud America a San Paolo;
Europa, Medio Oriente e Africa in 12 regioni geografiche Bahrein, Città del Capo, Francoforte, Irlanda, Israele, Londra, Milano, Parigi, Spagna, Stoccolma, Zurigo ed Emirati Arabi Uniti.
I settori in cui Amazon Web Services (AWS) offre i suoi servizi sono molteplici e in particolare riguardano il marketing e la pubblicità, l’aerospaziale e satellitare, l’agricoltura, il settore automobilistico, l’istruzione, l’energia, i servizi finanziari, la sanità e il settore scientifico, il manifatturiero, media e intrattenimento, vendita al dettaglio, turismo e servizi per gli enti pubblici. Tra le imprese supportate da Amazon Web Services (AWS) ci sono molti nomi noti.
Ad esempio Canva, che a sua volta conta oltre 235 milioni di utenti al mese da tutto il mondo, ha elaborato i propri strumenti di intelligenza artificiale generativo su Amazon Bedrock per aiutare gli utenti a passare più rapidamente dalla pagina bianca al design, generando testo, immagini e consigli con funzionalità come Magic Write e assistenti di chat.
Pinterest, il motore di ricerca visivo che ospita miliardi di immagini condivise a 450 milioni di utenti, invece è nato nel cloud di Amazon Web Services (AWS) e usa le sue soluzioni di calcolo per alimentare l’apprendimento automatico di Pinterest Lens.
L’Università di Oxford invece ha utilizzato Amazon Web Services (AWS) per costruire un sistema avanzato di riconoscimento delle immagini che aiutasse ad accelerare il processo di catalogazione degli oltre 21 milioni di oggetti nelle collezioni del suo Gardens, Libraries & Museums (GLAM). Con la collaborazione del GLAM è stato sviluppato un sistema per creare, addestrare e implementare rapidamente modelli di machine learning.
ENGIE, il gruppo energetico globale, ha affidato ad Amazon Web Services (AWS)la trasformazione del Common Data Hub per supportare le imprese con una soluzione scalabile e alimentare oltre 1.000 modelli di manutenzione predittiva basati sul machine learning nelle centrali elettriche.
Netflix, il servizio di streaming che conosciamo tutte e tutti con i suoi 280 milioni di iscritti in più di 190 paesi, grazie ad Amazon Web Services (AWS) ha risorse di elaborazione, archiviazione e infrastruttura che consentono all’impresa di scalare rapidamente, operare in modo sicuro e soddisfare le esigenze di capacità in qualsiasi parte del mondo. Netflix ha inoltre creato uno studio virtuale su AWS, consentendo il coinvolgimento di talenti in qualsiasi parte del mondo.
Epic Games, creatore di Fortnite e Unreal Engine, ha puntato tutto sui servizi di storage, analisi e scalabilità di Amazon Web Services (AWS). In particolare insieme ad Epic Games, AWS ha sviluppato una strategia di governance cloud intelligente per ridurre i costi e aumentare la sicurezza dei videogiochi con servizi live.
Anche la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia statunitense che prevede e monitora le condizioni metereologiche, atmosferiche e oceaniche, si è avvalsa dei servizi di Amazon Web Services (AWS). In particolare AWS fornisce l’accesso pubblico ai set di dati ambientali dell’agenzia dal 2015 attraverso il proprio Registro di Open Data e stanno collaborando per la stretegia cloud dell’agenzia.
Scusami per questa carrellata di esempi ma volevo darti un ampio spettro di esempi di collaborazioni con Amazon Web Services (AWS), oppure di quanti dati sono ormai dipendenti da Amazon. Questo è solo la punta dell’iceberg perchè, oltre alle collaborazioni che non ho nominato (come quella con Formula 1 e NBA), AWS sta arrichendo le proprie offerte con l’IA agentica: gli strumenti di intelligenza artificiale che accedono a strumenti, dati e a Internet per eseguire attività complesse, adattarsi a condizioni mutevoli e collaborare con altri agenti per svolgere il lavoro.
Il down di AWS: cosa è successo il 20 ottobre 2025
Il 20 ottobre 2025 Amazon Web Service (AWS) è andato in down negli Stati Uniti e, nelle prime ore del mattino, sono iniziate le prime segnalazioni anche in Italia. Secondo Downdetector, sito che traccia in tempo reale le interruzioni di servizi digitali, la situazione era la seguente:
“User reports indicate issues at Amazon Web Services (AWS) in the US-East-1 region. These problems are impacting multiple services that depend on AWS infrastructure”.
Oltre ad Amazon Web Service (AWS), tra i servizi segnalati da Downdetector troviamo: Canva, Clash Royale, Epic Games Store, Perplexity AI, Zoom, Roblox, Amazon, Snapchat, Signal, Clash of Clans, Tidal, Fortnite, Life360, Ring, Prime Video, Intesa Sanpaolo, Alexa, Slack, Coinbase, Tinder, Ubisof connect, Playstation Network e anche il sito dell’Agenzie delle entrate.
Le cause del down di Amazon Web Service (AWS)
Il down di di Amazon Web Service (AWS) non sembrerebbe essere dovuto a un attacco hacker ma, secondo quanto dichiarato, un errore legato al Domain Name System (per le amiche e gli amici DNS).
Il DNS è una infrastruttura che traduce i nomi dei siti web in indirizzi IP numerici che rendono possibile la navigazione su internet. Si tratta di una specie di “numero di telefono” di internet, se c’è un errore sarà impossibile dialogare al telefono. C
Il Down di AWS del 20 ottobre 2025 sembrerebbe essere dovuto a un grave malfunzionamento del principale polo di Amazon Web Services, quello della Virginia del Nord (US-EAST-1).
Quindi l’errore del sistema di DNS interno di AWS ha creato una serie di problemi a cascata perchè le applicazioni e i servizi non sapevano “dove” inviare le richieste ai server ancora operativi. In questo caso il dominio dell’endpoint API di DynamoDB (un database gestito da AWS) in Virginia del Nord non funzionava correttamente provocando un down globale di siti e app che usano AWS. È come se il “segnale” fosse entrato in un labirinto e non trovasse più la strada.
Al momento il problema è risolto ma ci ha ricordato come mezza internet sia poggiata su Amazon e il suo AWS. Il polo della Virginia del Nord è il centro nevralgico attraverso cui passano milioni di dati, per questo anche se un sito era collegato a un server dall’altra parte del mondo poteva comunque bloccarsi perchè una parte del suo backend passava per gli Stati uniti.
Qual è il vero millenium bug?
Mentre ti scrivevo questa lettera nella crisi climatica mi è venuta in mente la storia del “Millenium bug”. Forse come me ricordi solo la scia nei primi anni duemila quando Futurama se ne prendeva gioco, oppure l’hai vissuto in prima persona.
Il Millenium bug nasce di per sè da un fatto stupido perchè i primi sistemi informatici avevano una ridotta quantità di byte per la memoria che portò a risparmiare sul numero di cifre decimali con cui rappresentare gli anni, quindi tra lo “00” per il 1900 e il “99” per il 1999 con conseguenze imprevedibili allo scattare dell’anno 2000.
Di Millenium bug se ne iniziò a parlare nel 1985 ma divenne una questione di interesse internazionale nel 1997 quando la multinazionale e agenzia di consulenza Gartner Inc portò la questione sulla stampa: “questo bug sulla rappresentazione delle date a partire dal 31 dicembre 1999, avrebbe causato non pochi problemi nei grandi sistemi informatici di imprese, ministeri ed enti pubblici a spese soprattutto di chi dipendeva da processori computer che gestivano il calcolo delle pensioni, delle tasse o dei contributi per la disoccupazione. Ti ricordi quella battuta per cui il nostro mondo economico si regge su un foglio excel?
Il Millenium bug generò un pò di panico e psicosi ma non ha comportato alcune apocalisse o fine del mondo come qualcuno temeva. Però si può dire che ha rappresentato un passaggio traumatico, come una scadenza mondiale che ci vedeva entrare nel terzo millenio, il cui inizio non è stato sicuramente dei più auspicabili.
Sopratutto per gli Stati Uniti d’America, fondati sui più radicali valori del capitalismo, il Millenium bug invece ha rappresentato anche la capacità di attivare e accentrare risorse per metterle in azione contro un piccolo “insetto” che avrebbe rischiato di crashare il mondo che si stava iniziando a trasferire nell’infosfera.
Ecco, sono passati 25 anni e anche solo per poche ore ci siamo accorti che almeno metà di quella infosfera in cui ci siamo trasferiti si regge su un server di proprietà di uomo. Io ora mi chiedo, dobbiamo preoccuparci di più di un “piccolo insetto” o del potere di chi gestisce milioni di dati da tutto il mondo e che potrebbe spegnere l’infosfera con un dito?
E tu cosa ne pensi? Come è andata la tua giornata all’insegna del down di Amazon Web Service? Rispondimi nella sezione commenti :)
Questa lettera è uno spazio per riflettere insieme sulla crisi climatica per andare oltre all’incomunicabilità con cui viviamo queste sfide. Quindi certamente ti leggo e ho cura di ogni tua interazione: scrivimi, commenta, condividi o lascia un cuoricino. Costruiamo insieme la community di Lettere nella crisi climatica.