Chi ha paura della diversity?
Diversità, inclusione, ideologia woke sono i nemici di Trump (e non solo), vediamo il significato di queste parole
Parole come Diversity, Equity & Inclusion (DEI - Diversità, Equità e Inclusione) sembravano essere diventati importanti per imprese, governi e organizzazioni internazionali che hanno cercato di rendere più concrete queste parole. Improvvisamente questo castello di carte è crollato e, nonostante la validità etica e morale universale, questi principi sono diventati prima oggetto di dibattito e poi di conflitto. Ma chi ha paura della diversity & inclusion? Perchè oggi viene etichettata come ideologia woke?
Trump, Musk e Friends contro la DEI
Ogni giorno ci viene ricordato che le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2024 hanno fatto si che il repubblicano Donald Trump venisse ri-eletto come 47° presidente. Nella raffica di azioni del presidente Trump sono stati colpiti anche i programmi governativi (e non) di diversity, equity e inclusion accusati di essere discriminatori perché “cercano di ingegnerizzare socialmente la razza e il genere in ogni aspetto della vita pubblica e privata”. L’obiettivo dichiarato da Trump sarebbe quello di “forgiare una razza che non faccia distinzioni di colore e che sia basata sul merito”.
Molte e molti si chiedono “perché Trump è contro la diversity e questa presunta ideologia woke?”. La Diversity & Inclusion, fatta rientrare sotto il cappello dell’ideologia woke, è stata oggetto di forte critica da parte dei conservatori perché ritengono che queste politiche favorirebbero una “discriminazione al contrario”, penalizzando principalmente gli uomini bianchi e altre categorie che sappiamo benissimo essere storicamente privilegiate. Proprio perché Trump vede la DEI come un “sentimento anti-bianco” che sta disunendo gli Stati uniti, in molti hanno visto questa battaglia come la risposta di destra al movimento Black Live Matter.
Ora però chiediamoci, chi spalleggia Trump nella lotta alla Diversity & Inclusion? Negli Stati Uniti i primi a schierarsi con le nuove elezioni, dichiarando lo smantellamento delle proprie policy di diversity, sono stati i multimiliardari Mark Zuckerberg, Elon Musk e Jeff Bezos, ma ancora prima c’era stato il dietrofront di grosse aziende come Ford, Harley Davidson e Jack Daniels. Personalmente vorrei smettere di parlare di quello che fa Trump ma, purtroppo, quello che fa ha delle conseguenze mostruose sul resto del mondo.
Un esempio eclatante degli effetti della narrazione di Trump sono le continue esternazioni del Ministro Salvini che attacca Francamente per le sue dichiarazioni sull’inno di Mameli accusandola di “Delirio woke” o commenta l’ultimo film di Biancaneve dicendo che è “l’ennesimo disastro woke”. Solo per dare un altro esempio, volgendo lo sguardo all’Argentina, il Presidente Javier Milei a Davos ha attaccato lo stesso Forum Economico Mondiale perché promuove un agenda woke di sinistra (che reputa come un cancro e un virus mentale da curare) e in Argentina ha fatto approvare una legge con cui si potrà definire “ritardati mentali”, “idioti” e “imbecilli” le persone con disabilità cognitive.
Cosa si intende per diversity (diversità) e inclusion (inclusione)?
Diversità e inclusione sono due parole strettamente correlate e interdipendenti.
Con la parola diversità (o diversity) ci soffermiamo sulla persona, alle sue caratteristiche e condizioni che riguardano l’età, l’etnia, il genere, l’orientamento sessuale, la religione, lo status socio-economico, il corpo, il pensiero politico, il background culturale o la provenienza geografica. Cerchiamo di accogliere nel nostro sguardo la sua complessità e qui diversi “strati” (layer) che intersecandosi rendono la sua unicità.
Con la parola inclusione (o inclusion) ci muoviamo su quelle azioni, scelte o strategie che vengono messe in campo dalle imprese o dalle pubbliche amministrazioni per valorizzare la diversità e dare maggiore rilievo alla pluralità di punti di vista che abitano le nostre società. L’inclusione può anche essere vista come un passo successivo: non basta solo far si che le differenze siano presenti ma anche creare le condizioni affinché ogni persona si senta accettata, valorizzata e coinvolta.
In breve, la diversità accetta che in un dato contesto ci sono persone con diverse caratteristiche mentre l’inclusione fa si che la persona non debba giustificare la propria presenza e possa far sentire la propria voce, ampliando di fatto lo spazio di partecipazione. La diversità e l’inclusione, insieme, cercano di far si che, sia per le imprese, sia per le nostre democrazie, si esprimano tutti i diversi punti di vista affinché si creino relazioni arricchenti e generative.
Nel caso ti chiedi quali sono i vantaggi di promuovere la diversità e l’inclusione, esistono diverse ricerche sulle imprese che dimostrano come queste politiche possono portare reali benefici. Ad esempio secondo uno studio di McKinsey & Company le aziende che promuovono la diversità, l’equità e l’inclusione tendono a rispondere meglio alle sfide, attirare talenti di qualità e soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più variegato. Come riportato nelle Linee guida sulla Diversity & Inclusion UN Global Compact Network Italia, “l’eterogeneità accompagnata da un processo di inclusione, permette di migliorare le performance aziendali e, di conseguenza, la performance finanziaria”.
Qual è il significato di ideologia o cultura “woke”? Quali sarebbero le politiche del “progetto woke”?
L’uso di “woke” deriva dalle parole “Stay woke, Keep your eyes open" pronunciate per esortare i neri americani stare in allerta per la violenza razzista del sud da Lead Belly nella canzone degli anni ‘30 “Scottsboro Boys”, dove si racconta la storia di nove adolescenti neri accusati ingiustamente di aver violentato due donne bianche a bordo di un treno merci della Southern Railroad nel nord dell'Alabama.
Negli anni il significato di “woke” è mutato per identificare chi è attento, consapevole e “sveglio” su temi come il razzismo, le disuguaglianze, le discriminazioni fino a includere la giustizia climatica. In questo senso quello che viene etichettato come “ideologia” o “politiche woke” promuoverebbe consapevolezza sociale, giustizia, inclusività e vuole affrontare disuguaglianze sistemiche valorizzando la diversità e l’inclusione dei diversi punti di vista. Tutti valori che i conservatori hanno iniziato ad attaccare utilizzando la parola “woke” per accusare ed identificare quelle persone che, esibendo il proprio orientamento politico progressista o anticonformista, hanno un atteggiamento rigido verso chi non condivide queste idee. Da qui l’accusa dei conservatori ai progressisti di essere “nemici della libertà” e la nascita del motto “non si può più dire niente”.
Analogamente, nell’ambito delle imprese promuovere “l’ideologia woke” significa che vengono introdotti programmi e aree dedicate alla Corporate Social Responsibility o alla Diversity, Equity & Inclusion per affrontare e contribuire ai temi che si concentrano sulla diversità, l’inclusività e le iniziative per l'ambiente. Spesso quando un impresa combatte queste battaglie in prima persona si parla di Brand Activism.
Il nuovo pensiero unico, dal “non si può più dire niente” al “non lo potete più dire”
Per anni abbiamo sentito Giorgia Meloni scagliarsi conto le “bugie del pensiero unico”, una narrazione rilanciata da Diego Fusaro alla vigilia del Governo giallo-verde per identificare una sovrastruttura ideologica compatta, unitaria e priva di antagonisti politici e culturali. Sostanzialmente quel pensiero woke che per amore del capitalismo del 21°secolo non ammetterebbe il pensiero promosso dai conservatori (che ironicamente si nutrono di quello stesso sistema).
Eppure proprio quelli che urlavano “non si può dire niente” stanno affermando una internazionale nera di nuova generazione che si afferma stringendo il potere attraverso social media, sviluppo delle intelligenze artificiali o convention alla luce del giorno con braccetti in fuorigioco. Se prima occupavano una posizione di privilegio, ora stanno imponendo la propria egemonia e tra le iniziative dell’amministrazione statunitense vi è l’imposizione alle organizzazioni federali di eliminare qualsiasi riferimento a diversità, inclusione e crisi climatica da archivi, banche dati e articoli scientifici. Una rimozione di dati su diversità, inclusione e dei dati sui cambiamenti climatici con lo spirito di “questo non lo potete più dire”.
Mentre attendiamo gli effetti anche sul nostro continenti di queste azioni dettate dalla paura della diversity di pensiero, l’aspetto più problematico è che gli stessi principi della famigerata ideologia woke e della Diversity, Equity & Inclusion non sono ancora accettati omogeneamente nelle nostre società, non vi è una legittimazione collettiva. Da qui ai prossimi anni dobbiamo co-costruire una comunità che riesca a stringersi intorno a questi principi, altrimenti difficilmente vedremo un mondo diverso.
Ma secondo te chi è contro la diversity? perche fa così paura?
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