Siamo in clima di elezioni e già nell’ultimo mese ne abbiamo visti tanti di slogan o iniziative per invitare le persone a votare o semplicemente a non astenersi. Accanto a questa si è fatta avanti una narrativa volta a ricordare come il voto può essere uno strumento utile per fermare quei partiti che vogliono portare avanti un'idea di mondo che semplicemente non condividiamo.
Lungi dalla retorica del “se vuoi puoi (votare)” quella che forse è mancata, tranne che in alcuni casi isolati, una forte riflessione su tutte quelle persone che devono affrontare una corsa ad ostacoli per andare a votare (studenti fuori sede, lavoratori senza residenza, prezzi di viaggio che spesso sono assurdi anche con le agevolazioni) o chi a votare non ci può andare perché non gli viene riconosciuto un diritto.
Anche per alcuni di questi motivi non bisognerebbe giustificare la demonizzazione dell’astensionismo, nè trovare modi per incentivarlo, perchè si rischierebbe di racchiudere tutto lo spirito della democrazia nell’atto del voto disconoscendo altri atti e momenti che sono realmente politici.
Dopo questo mini preambolo però c’è una cosa da dire dopo solita campagna elettorale all’italiana:
Come funzionano le elezioni europee?
Ogni cinque anni, le cittadine e i cittadini dell’Unione europea eleggono i membri del Parlamento europeo, il quale ha tre funzioni principali:
condivide con il Consiglio dell'Unione il potere legislativo;
esercita un controllo democratico su tutte le istituzioni, gli organi e gli organismi dell'UE e in particolare sulla Commissione, poiché ha il potere di approvare e respingere la nomina dei commissari europei e di censurare collettivamente la Commissione;
condivide con il Consiglio dell'Unione il potere di bilancio dell'UE e può, pertanto, modificare le spese dell'UE.
Quest’anno tra il 6 e il 9 giugno, circa 350 milioni di persone in 27 Stati membri dell'Unione europea saranno chiamati a eleggere 720 membri del Parlamento europeo e ogni Paese vota in modo leggermente diverso. In generale ogni Stato utilizza il sistema di voto proporzionale (la quota di voti di un partito si riflette sul suo numero di seggi) ma ogni singolo Paese utilizza una propria variante.
Diciannove Paesi utilizzano il sistema del voto preferenziale, in cui gli elettori possono esprimere la loro preferenza per uno o più candidati In alcuni dei Paesi che utilizzano questo metodo, tra cui l'Italia, la Polonia, i Paesi Bassi e i Paesi nordici, gli elettori possono cambiare solo la posizione dei candidati in una singola lista. In altri, invece, possono scegliere candidati da liste diverse. Alla fine, i candidati che ottengono il maggior numero di voti di preferenza vincono i seggi. Il voto a lista chiusa è invece preferito da sei Paesi, tra cui Germania, Francia e Spagna. In questi Paesi gli elettori possono votare solo per una lista di partito e non possono modificare l'ordine dei candidati del partito nella lista. L'ultimo metodo è il sistema del voto singolo trasferibile, utilizzato da Malta e Irlanda. In questo caso, gli elettori classificano i candidati in ordine di preferenza e l'eurodeputato viene scelto una volta raggiunta una certa soglia di voti.
Ogni partito nazionale si riconosce in una delle famiglie o gruppi transnazionali. Ciascun gruppo politico provvede alla propria organizzazione interna ed elegge un presidente (o due copresidenti nel caso di alcuni gruppi) e un ufficio di presidenza, dotandosi altresì di una segreteria. In Aula i seggi sono attribuiti alle deputate e ai deputati in base alla loro appartenenza politica, da sinistra a destra, previo accordo con i presidenti dei gruppi. La posizione adottata dal gruppo politico è definita mediante concertazione in seno al gruppo: nessun membro del gruppo politico può ricevere un'indicazione di voto obbligatoria. I principali gruppi europei sono:
Come si vota in Italia e per chi posso votare?
In Italia, le elezioni europee si svolgeranno l'8 e il 9 giugno 2024 per eleggere 76 membri del Parlamento europeo. Una delle cose importanti da sapere è che per le europee il territorio italiano è stato suddiviso in cinque grandi circoscrizioni: nord ovest, nord est, centro, sud e isole.
Per votare bisogna aver compiuto 18 anni ed essere muniti di una tessera elettorale. I cittadini italiani che risiedono in un altro Stato membro dell'UE possono scegliere di votare nel paese di residenza a patto che siano rispettate determinate condizioni. Si può votare per i partiti o gruppi politici che abbiano regolarmente depositato il proprio contrassegno presso il Ministero dell'Interno e che abbiano successivamente presentato presso gli uffici elettorali costituiti presso le Corti d'Appello dei capoluoghi di circoscrizione le proprie liste di candidati. Le liste dei candidati devono essere sottoscritte da non meno di 30.000 e non più di 35.000 elettori della circoscrizione. Ogni regione che compone la circoscrizione deve essere rappresentata da almeno il 10% dei sottoscrittori.
Pertanto, una volta ricevuta la scheda elettorale, in primo luogo occorrerà barrare con una “X” (o croce) il simbolo del partito che si intende votare.
Oltre a mettere una croce si può però esprimere la preferenza (nessuna o da 1 a 3) basta che:
sia della stessa lista (partito)
candidato nella circoscrizione in cui si vota
il genere sia alternato (in questo caso va benissimo donna-uomo-donna)
Per conoscere i nomi dei candidati che si presentano nella tua circoscrizione puoi consultare i siti dei singoli partiti:
Elezioni Europee 2024: il futuro delle migrazioni e del clima
Durante questa campagna elettorale ne abbiamo già viste tante come la Meloni, attuale Presidente del Consiglio, che si candida e invita gli elettori a scrivere “Giorgia” sulla scheda elettorale, superando di fatto il suo “maestro” politico. Proprio quel maestro che è possibile ancora votare nella lista Forza Italia ad un anno dalla sua morte, trascendendo concetti come spazio, tempo, vita o morte. Infine, abbiamo avuto la “lanciatissima” lista “libertà”, che per quest’anno ha lanciato l’idea di vendere “spazi per la sponsorizzazione” addirittura nel proprio logo. Ora che però sappiamo come votare, vi lancio due cenni e due indicazioni per conoscere i programmi elettorali su crisi climatica e migrazioni.
Alle elezioni europee del 2024, il futuro del Green Deal è al centro del dibattito tra gli eurocandidati ma non solo (come abbiamo già avuto modo di parlare in una delle precedenti lettere).
La Lega, oltre voler proteggere le nostre auto e le nostre case (insomma a invitarvi a votare per un “antifurto”, intende “superare il Green Deal” per “ritornare al buon senso” senza però esporre una vera e propria politica climatica. Dello stesso avviso sembrerebbe essere Fratelli D’Italia che accusa il green deal di essere “una specie di religione” che si propone di ridimensionare le “eco-follie”. Le proposte in questo caso sono quelle di sostenere i biocarburanti e il nucleare. Anche Forza Italia si propone di ridimensionare l’iniziativa europea su clima e ambiente e propone di basare la transizione sulla “tecnologia” e i “sussidi agli agricoltori”.
+Europea, Italia Viva, Azione, Psi, Radicali, uniti nella lista di Stati Uniti di Europa hanno tra le priorità l’implementazione green deal, l’elaborazione di leggi sull’ambiente e la promozione della Transizione Verde. Il PD parla di promuovere l’energia rinnovabile in UE con risorse energetiche più accessibili per i cittadini e adottare delle leggi in linea con l’accordo di Parigi. Volt, invece, promuove Il trasporto ad alta velocità, l’efficienza energetica e la gestione sostenibile dei rifiuti sono le basi di un’Europa futura pronta a fronteggiare le sfide climatiche. L’Alleanza Verdi Sinistra Italiana sottolinea la necessità di rispettare gli obiettivi degli accordi di Parigi e declina il suo impegno in diverse proposte. Anche il Movimento 5 Stelle si impegna a rafforzare il Green Deal, accelerando l'adozione di energie rinnovabili e promuovendo l'efficienza energetica.
Se volete approfondire maggiormente questi aspetti, Italian Climate Network ha recentemente pubblicato una valutazione strutturata degli impegni all’azione sul clima nei programmi elettorali dei partiti politici italiani (la potete trovare cliccando qui).
Dalle scorse elezioni europee, il dibattito sulla gestione migratoria si è senza dubbio amplificato fino ad arrivare alla recentissima approvazione del nuovo patto immigrazione e asilo.
L’alleanza delle forze centriste, liberali e democratiche europee (Renew) propone un controllo delle frontiere esterne volto a colpire le reti di trafficanti ponendo però al centro il rispetto dei diritti e della dignità delle persone. Sul fronte italiano, aderisce a Renew il gruppo degli Stati Uniti d’Europa, la cui proposta chiave è la creazione di un sistema federale europeo in cui le politiche migratorie e ambientali siano comuni. Sulla stessa linea il partito socialista italiano presenta la questione migratoria come un aspetto da dover gestire con il controllo di una politica estera condivisa in maniera equa tra tutti gli stati membri.
Il gruppo dei socialdemocratici ricorda che i diritti dei rifugiati sono sanciti dalla Convenzione di Ginevra. La gestione degli arrivi in Europa è un altro punto chiave per S&D, che propone di adottare dei meccanismi volti a stimolare la cooperazione solidale ed equa di tutti gli stati membri. S&D sostiene anche che senza l’ampliamento dei canali di accesso legali per arrivare in Europa, non è sostenibile uscire dalla crisi migratoria che ci avvolge oramai da un decennio. Il partito democratico è il principale partito italiano facente parte dei socialdemocratici europei. Con il PD si presenterà anche Volt Italia che sul fronte migratorio a sua volta denuncia il traffico illegale di migranti.
Forza Italia, facente parte del partito di maggioranza europea EPP al secondo punto del suo programma elettorale pone la gestione dell’immigrazione. Per garantire un maggior controllo dei confini, Forza Italia propone di condividere la responsabilità dell’ingresso illegale di migranti tra tutti gli stati membri UE e di stipulare nuovi accordi con i paesi in transito. Proposta centrale di Forza Italia per gestire la migrazione è quella di sviluppare un programma di investimenti con gli stati africani, il cosiddetto “Piano Marshall per l’Africa”. La Lega dichiara la difesa dei confini europei e la necessità di costruire centri di identificazione nei paesi di transito come priorità. Circa il nuovo patto migrazione e asilo la Lega ha dichiarato di essere insoddisfatta poiché il testo non porrebbe alcuna attenzione particolare sui Paesi di primo ingresso come l’Italia. A livello europeo, una proposta chiave di Fratelli d’Italia riguarda l’avvio di negoziati per piattaforme regionali di sbarco in paesi terzi per scoraggiare le partenze in direzione dell’Europa di esseri umani ed il rafforzamento delle agenzie UE che si occupano della gestione dei confini europei. Elemento chiave del loro programma politico è il Piano Mattei per l’Africa: una nuova strategia di partenariato fra Italia e paesi africani, che dovrebbe proporsi come best practice anche a livello europeo.