Ondate di calore: un'Italia che bolle tra afa e siccità
Cause, conseguenze e sfide future di un Paese che ha preso troppo sul serio l'importanza di far bollire l'acqua per gli spaghetti
Ciao, sono Rainer!
Ho approfittato di questi giorni di ferie per andare a comprare in centro a Milano dell’abbigliamento per andare in montagna. La City in questi giorni sta finalmente rallentando e, dopo mesi in cui è stata presa d’assedio dall'overturismo delle orde dei turisti, si sta finalmente svuotando. Il caldo asfissiante, invece, nelle ultime settimane rimane una costante.
Di ritorno verso casa sono salito sulla mètro a Cordusio, ignaro di quanto mi stava aspettando. Appena varco la porta vengo stretto dalla morsa di Lucifero in persona e non, come succede spesso, dalla norvegese Elsa, regina di Arendelle. Sono stato il fortunato vincitore di una di quelle mètro senza aria condizionata e con i finestrini sigillati, come dicevo più vicini all’inferno che a Dio. Decido di sedermi e attendere la mia fermata.
Per distrarmi dall’odore di sudore che piano piano saliva nelle mie narici, ascolto la conversazione delle due signore sedute accanto a me, una madre ottantenne e la figlia di circa sessantenne. Commentando la situazione la madre esordisce “in passato non faceva tutto questo caldo e così si muore”. La figlia concorda e risponde “ma ti ricordi, invece, quando siamo andate a Parigi vent’anni fa? Anche lì non faceva tutto questo caldo, hai visto quel nuotatore che ha dormito nel parco del villaggio olimpico?”. Al di là del dibattito che ne è seguito sui giornali su questa faccenda, mi viene in mente che ogni estate si parla, soprattutto in città, delle ondate e dei rischi che comporta.
Con ondate di calore si intende un periodo prolungato di “caldo anomalo”, ossia di un periodo di tempo in cui le temperature superano di molto la media stagionale della zona interessata che persiste per tre o più giorni consecutivi. In generale, non esiste un valore assoluto di temperature per definire un periodo come caratterizzato da caldo anomalo, questo è infatti sempre relativo ad una specifica area geografica e al periodo dell’anno.
Le cause di un caldo anomalo possono variare e sono influenzate da diversi fattori come i cambiamenti nella circolazione atmosferica o cambiamenti climatici a lungo termine. In particolare il riscaldamento globale dovuto all’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera contribuisce a periodi più frequenti e intensi di caldo anomalo. Questi gas, infatti, creano una “schermatura” che intrappola i raggi infrarossi emessi dal sole. In breve è come se il pianeta fosse dentro una auto abbandonata sotto il sole ad agosto.
Tra i fattori che contribuiscono al caldo anomalo vi sono anche le specificità del territorio. Infatti, l'incidenza delle ondate di calore è crescente in particolare nelle aree urbane, dove la temperatura è superiore rispetto a quella delle aree rurali circostanti, accentuando gli episodi di caldo intenso. In questo caso si parla dell’effetto delle “Isole di calore”, ossia delle temperature più elevate in città a causa di strade, edifici, parcheggi o altre infrastrutture urbane che assorbono ed emettono il calore in misura maggiore rispetto ai paesaggi naturali. Il nemico numero uno in città è quindi la scarsità di aree verdi.
L’aspetto peggiore è che si parla di caldo anomalo quando le temperature, solitamente oltre i 35°C, creano un forte disagio fisico e comportano un grave rischio per la salute, in particolare per quei soggetti fragili come i nostri genitori, i nostri nonni o i nostri nipotini. In caso di colpo di calore, potrebbero avere sintomi lievi, come i crampi muscolari o una sensazione di debolezza, ma anche sintomi più importanti come la nausea, la confusione mentale, la tachicardia o una vera e propria perdita di coscienza.
Occorre prendere sul serio il rischio derivante dalle ondate di calore, recentemente l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato l’allarme: molti studi confermano che si sono verificati circa 489.000 decessi all'anno tra il 2019 e il 2020 collegati al caldo e che la regione europea ne conta il 36%, ossia 175.000 all'anno. Allo stesso modo la VII Edizione dello European State of the Climate (ESOTC) ha confermato che in Europa la mortalità legata al caldo è aumentata di circa il 30% negli ultimi due decenni, con un aumento registrato nel 94% degli regioni monitorate. Nel frattempo il Ministero della Salute, nei bollettini che pubblica costantemente, ha lanciato l’allarme caldo per 22 città italiane per ferragosto.
Ormai da anni il telegiornale ci invita a non uscire nelle ore più calde e di bere molti liquidi. Più recentemente si è iniziato a suggerire di rinfrescare le case con un condizionatore, ignorando che in molti però non se lo possono permettere per l'installazione o i costi in bolletta solo per citare due problemi. Inoltre, è solo una falsa soluzione in quanto di per sé l'uso dei condizionatori contribuisce ai cambiamenti climatici. Evidentemente serve qualcosa in più.
Mentre sono preso da questo contorto flusso di pensieri, la mètro continua ad andare. Mancano ancora cinque fermate e intanto salgono due ragazze e un ragazzo più giovani di me. Da bravo pettegolo annoiato inizio ad ascoltare la loro conversazione.
Il ragazzo ad un certo punto afferma “ci sarà un motivo per cui la Norvegia è lo Stato più felice al mondo”. Tra me e me vorrei intervenire e dire “No, è il Bhutan lo Stato più felice al mondo! Vedi a cosa servono i sei anni di studi che questa società della performance mi ha stimolato ad intraprendere tra triennale, magistrale e master di specializzazione?”. Per fortuna non lo faccio. Non solo perché sarei sembrato una Lisa Simpson in erba ma soprattutto perchè avrei clamorosamente sbagliato la risposta coprendomi di ridicolo…
L’ultimo World Happines Report posiziona la Norvegia nella Top Ten, al settimo posto, mentre del Bhutan non vi è traccia (magari non li hanno intervistati). Neanche la notizia tramandatami dai miei genitori per cui la Norvegia è al primo posto per il tasso di suicidi avvalorerebbe la mia posizione, sostanzialmente perché non è propriamente così dato che è drasticamente calato negli ultimi 25 anni pur rimanendo alto. Maledetti Ciòvani, ne sanno una più del Lucifero che mi sta strangolando da quando sono qui dentro ma ciò non toglie che, però, in Bhutan stanno sperimentando la Felicità Interna Lorda come indici sostitutivo del Prodotto Interno Lordo (PIL) per misurare il benessere dei propri cittadini.
Ripongo i miei titoli di studio nella mia ventiquattrore dell’immaginazione e ritorno in ascolto fino a che non iniziano a confrontarsi su quanto sta accadendo nel sud della Sicilia, stretta nella morsa della siccità e con diverse città in piena crisi idrica.
Dopo il Pergusa e l'Ogliastro anche il lago Fanaco, che fornisce acqua a 15 comuni, è ai suoi minimi storici. Nell'agrigentino l'acqua è sempre più razionata, in alcuni casi arriva ogni 2/3 settimane, e sempre piu' cittadini devono far ricorso alle autobotti, il cui costo è triplicato. Intanto si spreca oltre il 50% delle risorse idriche a causa dei problemi alle reti idriche.
Anche su questo si prevede che la crisi climatica intensificherà la frequenza di episodi di siccità e ondate di calore. Tuttavia, finora, gli scienziati non hanno ancora la certezza di quali siano le condizioni che portano questi due eventi estremi a manifestarsi insieme. Un nuovo studio, finanziato dall’Unione Europea, ha ora svelato che, dato un innalzamento della temperatura globale di 2 °C, la frequenza della comparsa simultanea di siccità e ondate di calore, detta evento caldo-secco composto (compound hot–dry event).
Una delle ragazze con rabbia dice “invece che pensare al Ponte sullo stretto non possono sistemare le reti idriche dell’isola?”. Proprio con questo stesso pensiero il movimento “No Ponte” è sceso in piazza a Messina per urlare “Vogliamo l’acqua dal rubinetto, non il ponte sullo Stretto”. Ma la società civile siciliana non si è fermata è ha anche lanciato un appello per tutelare il patrimonio idrico siciliano e per affrontare la siccità insieme.
In breve, la società civile sta chiedendo di essere protagonista delle politiche che li interessano e di poter decidere insieme come spendere i soldi pubblici proprio per fare in modo che l’intervento dello stato sia più corrispondente ai bisogni e alle necessità dei siciliani.
Purtroppo, però, i tempi non mi sembrano proprio i più adatti a garantire la partecipazione della cittadinanza ai processi decisionali o ad ascoltare le sue istanze. Anzi, sembra che si stiano adottando sempre più misure per arginare il dissenso.
Finalmente arrivo alla mia fermata e sento più vicina la libertà dal caldo e dall’odore del mètro, anche se per immergermi in un altro tipo di caldo. Mentre scendo sento l’altra ragazza domandarsi:
“Mah, chissà dove andremo a finire se continuiamo a non fare nulla”
Già chissà, esclamo tra me e me, dove andremo a finire?