Quella volta che scoprii la salute delle montagne
Mentre l’Italia si fermava per le ferie, ho scoperto cosa sta accadendo sotto i nostri occhi
Ciao, sono Rainer!
Come stai? Ti stai riprendendo dal trauma di essere di nuovo alla scrivania davanti a un PC o ti stai ancora rilassando da qualche parte?
Mentre in televisione e su tutti i social si ripeteva l’immagine di un Paese in vacanza o di persone in stazione e in aereo pronte a partire, personalmente vivevo la mistica esperienza di lavorare in estate: uno slow motion in stile Matrix per schivare proietti sotto forma di “risponderò appena possibile al mio rientro”.
Nessuna villeggiatura da sogno in qualche “eccellenza” italiana o località bandiera di chissà quale colore, nessuna “epifania” su se stessi scaturita dall’incontro di culture “indigene” di luoghi remoti ed esotici o, più semplicemente, nessun ritrovamento della pace interiore a ferragosto grazie al sempre caro “viaggio”.
Tutto questo perché semplicemente viaggiare costa sempre di più e rischia di essere un lusso se non hai quella famigerata “botta di Vivin C” nel trovare le offerte o nell’assistere a quell’allineamento astrale tra impegni lavorativi e precoce pianificazione.
Non temere, sono tra quelle fiduciose persone “under 30” che confida nel mantra “viaggio in un altro periodo” per evitare località prese d’assedio durante il periodo estivo, con conseguente costo del tenore di vita, per il mainstreaming social, l’economia dei grossi eventi e le campagne di marketing dei brand.
Nonostate ciò, l’estate è estate e quindi mi sono sentito in dovere di fare qualcosa per ricominciare a prendermi cura del mio tempo libero. Per questo motivo ho optato per i trekking in giornata (la cosa migliore per chi vive a Milano se si hanno qualche giorno di ferie o nei weekend), ma non sai cosa ho visto durante queste settimane.
Erano anni che non camminavo in montagna e la scelta della destinazione è stata orientata da una guida che ho acquistato tempo fa sulle escursioni in Lombardia e dal livello di difficoltà “segnalato”. Ho così scelto un percorso per principianti, ho preparato lo zainetto e ho indossato dei vestiti su cui ho riposto la speranza di non soffrire le ripercussioni della camminata. Infine ho passato in rassegna le solite App per trovare un ristorante a un buon prezzo dove provare buon cibo locale. Tutto pronto, direzione? Un trekking di 5 ore sopra le cascate dell’Acquafraggia.
Il punto di riferimento sulle mappe è Piuro (408 m), un comune suddiviso da tre frazioni il cui nome deriverebbe da una parola latina traducibile con “piangere” (plorare) in ricordo di una catastrofe che nel IX secolo distrusse il borgo di Belforte. Da li inizio la camminata attraverso le vecchie case di pietra immerse nel verde di Sant’Abbondio per imboccare una mulattiera, il cui inizio è segnato da delle lettere che compongono una poesia, che sale fino a Savogno (932 m) per poi proseguire verso Dasile (1032 m).
Ad ogni passo sento lo scricchioliò delle foglie sotto i miei piedi mentre intorno a me svolazzano delle farfalle rosse e bianche. I muscoli delle gambe si estendono per salire mentre le foglie del boschetto lasciano spazio al sentiero roccioso. Faccio respiri profondi e costanti, non è una gara di velocità ed occorre stare attenti a quei sassi poco stabili che rischiano di farti cadere. Dopo neanche 30 minuti di salita inizio ad andare in affanno e necessito di una pausa. Già in quel momento ho iniziato a meditare sulla possibilità di ritornare a valle rotolando tra la vegetazione, in un modo o nell’altro sarei comunque arrivato a Valle… sai come si dice? “l’importante non è la caduta ma l’atterraggio”.
Appena arrivo su un pezzo pianeggiante del sentiero mi siedo su uno dei muretti vicino alla “capèlèta de Pigiòn”. Per scagionare le mie colpe posso dire che è da tanto che non tornavo in montagna ma che ogni estate l’ho sempre passata a camminare, anche se parliamo di tutt’altre condizioni. Quando ero al liceo il mio “sport estremo” preferito era camminare tra l’asfalto rovente e il caldo cocente di Roma ad agosto e nelle ore più sconsigliate. Si può dire che si trattava di una “fase ribelle” abbastanza atipica che successivamente si è trasformata durante il mio periodo universitario, quando comunque uscivo a camminare per le strade della mia città con la voglia di staccare dalle ore passate a preparare gli esami estivi tra sudore e lacrime senza condizionatore.
Riprendo a camminare e dopo un pò il sentiero fino ad allora coperto dall’ombra degli alberi viene immerso dal sole. Improvvisamente comincio a notare i numerosi alberi distesi lungo il sentiero e con le radici in bella vista. Quello che prima mi sembrava qualche albero caduto qua e là durante il percorso, ora comincia a farmi sorgere qualche domanda. Domande che aumentano quando lungo il sentiero sono costretto a passare sotto un albero caduto.
Dopo varie ore di camminata, prima dell’ultima salita che mi separava da Savogno, mi imbatto in questo cartello.
“ATTENZIONE!
A seguito degli eventi meteorici di ottobre 2023 che hanno causato il collasso del bosco, il sentiero tra la località “Stalle dei Ronchi” verso Borgonuovo è interrotto. Stiamo Lavorando per sistemarlo.”
Per Collasso del bosco si intende una situazione in cui gli alberi indeboliti o morti (ancora in piedi o a terra) di un bosco coprono più dell’80% dell’area forestale. Ciò può avere diverse cause ma è collegato direttamente all’aumento della vulnerabilità delle foreste in Italia.
Anche in questo caso sono costretto a parlarti di cambiamenti climatici e di come in più di 150 anni della storia climatica italiana, più di 27 dei 30 anni più caldi sono successivi al 1990. Al di là di questa statistica generale, che prende le diverse medie di temperatura durante l’anno, il vero problema è che il clima sta diventando sempre più ostile per gli ecosistemi forestali perchè le siccità sempre più frequenti, prolungate e intense, soprattutto nei periodi estivi, mettono a rischio la salute dei boschi e li rende sempre più vulnerabili a patologie e a eventi climatici estremi sempre più violenti. Inoltre, mentre una foresta sana svolge un’importante funzione di accumulo di carbonio, una soggetta alla siccità rischia di trasformarsi da assorbitore a emettitore di carbonio, con un ulteriore peggioramento della crisi climatica.
In particolare nell’ottobre 2023 tra le Alpi Orobie e le Alpi Retiche sono caduti picchi di 180mm di pioggia, se ti ricordi nello stesso periodo Milano fronteggiava i numerosi disagi causati dalle forti precipitazioni. Secondo quanto riportato dalla sintesi Meteoclimatica di Arpa Lombardia del 2023, il valore mediano mensile dell’ottobre 2023, 120 mm, si colloca intorno al 75° percentile della mediana della distribuzione di riferimento 2002-2022: in altre parole, il valore di 120 mm è superiore al 75% dei dati della serie storica.
Per darti la possibilità di capire di cosa stiamo parlando, tieni in conto che la misura in millimetri corrisponde all’altezza pluviometrica: un millimetro di accumulo è pari come quantità a 1 litro caduto su una superficie di 1 metro quadrato. Possiamo dire ad esempio che la quantità di pioggia caduta in una certa località è di 180 mm, equivale a dire che su ogni area di 1 metro quadrato in quella determinata località sono caduti 180 litri di pioggia (praticamente il quantitativo di acqua che può contenere una vasca da bagno ma in uno spazio molto minore).
Nel corso degli ultimi vent’anni, sono stati segnalati migliaia di casi di mortalità di foreste in ogni parte del globo ed in diversi biomi. Personalmente mi sono ritrovato in una situazione simile già la settimana successiva in una escursione sul Forte di Orino, una terrazza panoramica che affaccia su tutto il Varesotto. In quell’occasione è stata la tempesta “Alex” a colpire il Parco Campo dei Fiori tra il 2 e il 3 ottobre 2020 causando la caduta di numerose piante.
Continuo a salire lungo il sentiero mentre questi pensieri continuano a girare nella testa, manca poco all’arrivo ma non so effettivamente cosa mi aspetta all’arrivo. Mentre metto un passo avanti l’altro, rifletto sul fatto che il collasso dei boschi purtroppo non è l’unico effetto sulla salute delle montagne riconducibile ai cambiamenti climatici. Tra le varie gite infatti sono riuscito ad inserire anche una delle “must do experience” di chi vive al “norde”: il trenino rosso del Bernina.
Se non lo conosci, il Trenino Rosso collega Tirano, capolinea italiano, a St. Moritz (per amici ed amiche San Maurizio), località svizzera famosa per il lusso e per aver ospitato una delle ambientazioni di JoJo Battle Tendency, viaggiano attraverso il Passo da cui prende il nome. La linea del Trenino del Bernina, inaugurata nel 1910 e diventata Patrimonio mondiale Unesco nel 2008, si snoda attraverso gole profonde, ripidi pendii per scavalcare i passi montani, curve, viadotti in pietra, gallerie e paesaggi mozzafiato.
Il paesaggio fuori dal finestrino cambia dolcemente e di continuo, tra città, laghi, pianure, montagne, boschi, fiumi, ghiacciai. Proprio tra questo susseguirsi di dipinti in movimento vi è quello del ghiacciaio del Morteratsch, che si presenta come un monito della crisi climatica in atto.
Il ghiacciaio ha raggiunto la sua massima espansione nel 1860 ma da allora non fa che ritirarsi incessabile e dal 1990 la velocità di ritiro ha raggiunto una media di 30 m all'anno. Nel periodo compreso tra il 1860 e il 2016 il ghiacciaio del Morteratsch è regredito complessivamente di 2,8 km e, nello stesso periodo in Svizzera la temperatura media è aumentata di 1,8 °C. Occorre comunque tenere in conto che il riscaldamento ha subito un’accelerazione dopo il 1980 e i 10 anni più torridi registrati da quando esistono le misurazioni si collocano dopo il 2000. Il problema però è che i ghiacciai sono molto vulnerabili e hanno una reazione molto lunga ai cambiamenti climatici perché pur avendo un’inversione completa dei trend di innalzamento della temperatura, i ghiacciai continuerebbero a sciogliersi per molti anni ancora prima di ritornare alla loro normalità
Come sempre devo dirti che non è il Pianeta che deve essere salvato, in quanto continuerà la sua vita senza particolari variazioni, ma proprio l’essere umano e quelle specie che hanno la sfortuna di dover condividere il pianeta con lui. Con la scomparsa dei ghiacciai infatti svaniscono anche importanti riserve di acqua dolce che influenzano la portata dei corsi d'acqua attraverso il processo di ablazione glaciale.
In altre parole, ruscelli, torrenti e fiumi subiranno dei cambiamenti: se oggi in periodi di grande caldo e clima secco i ghiacciai vi riversano tanta acqua di scioglimento raggiungendo il picco massimo in piena estate, in futuro dipenderanno invece dalle partecipazioni e dallo scioglimento della neve cambiando la ripartizione con flussi maggiori in inverno e primavera. L'abbassamento del livello dell'acqua d'estate e in autunno accompagnato, da un aumento delle temperature atmosferiche, innalzerà anche le temperature dei nostri corsi d'acqua mettendo a rischio quelle specie animali che proliferano soltanto in acque fredde.
Il vento soffia in punta di piedi su in cima e il silenzio che vi regna si impadronisce di tutti questi miei pensieri. Senza quasi accorgermene, ho superato Savogno e ho continuato la salita verso Dasile. Ci sono poche case sparse qua e là intervallate da vasti prati dove di tanto in tanto è possibile scorgere delle mucche al pascolo. Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo, li riapro: sotto di me si apre in tutta la sua poesia la Val Chiavenna e subito mi vengono in mente le lettere lette prima di iniziare questo lungo percorso:
“Ma la vista l’è un incanto lì se domina la Val Dent nel cöor la nostalgia del nos temp che ‘l scapa via”