Gli “Architetti delle Intelligenze Artificiali”
Il Time mette in copertina 8 persone che stanno disegnando il potere delle Intelligenze Artificiali
Cosa fanno due donne e sei uomini sulla copertina del Time? Non sono capi di Stato ma imprenditori e ricercatori che il Time ha schiaffato in prima pagina come gli “architetti delle intelligenze artificiali (IA)”, coloro che secondo la rivista statunitense stanno rivoluzionando il nostro futuro. Alla fine di ogni anno il Time mette in copertina quelle persone che ha reputato essere tra le più influenti e, anche se si tratta di un’idea pubblicitaria nata nel 1927, ci dice qualcosa in più sul tipo di potere che conta in una società tecnologica.
Per il 2025 il Time ha presentato due copertine: la prima con le lettere “A” e “I” che stanno per “Artificial Intelligence” circondate dai ponteggi di un cantiere, la seconda in cui si vede un gruppo di imprenditori (le famose persone dell’anno) seduti sulla trave di un cantiere come nella celebre foto “Lunch atop a Skyscraper” (e ne parleremo alla fine).
Quest’ultimi sono coloro che hanno potere sulle IA, sono i loro “architetti” e siedono in una posizione molto delicata dove guardano dall’alto il destino delle democrazie di tutto il mondo. Oramai la maggior parte delle persone usano questi strumenti per ricercare informazioni utili a prendere decisioni, imparare, delegare attività o aiutarsi a esprimere riflessioni personali.
Non sono io a dirlo, le Intelligenze Artificiali avranno effetti sul come viviamo in una società nella crisi climatica, senza contare i rischi sociali e ambientali a cui andiamo incontro. Quindi non ci resta che parlarne in questa Lettera nella crisi climatica.
Perché il TIME ha scelto gli “Architetti delle IA” come persone dell’anno?
La scelta del Time di collocare gli architetti delle IA in copertina è motivata dal fatto che ci troviamo in un momento di svolta epocale proprio all’insegna delle intelligenze artificiali.
Il 2025 è stato l’anno della consacrazione di queste tecnologie e l’utilizzo di strumenti come ChatGPT, Claude o Perplexity sono diventati sempre più frequenti. Senza contare le numerose applicazioni basate sull’intelligenza artificiale che ogni giorno escono per fare illustrazioni, modelli 3D, musica, video o power point.
Si parla sempre più spesso di nuova rivoluzione industriale dell’IA, come fu il PC negli anni ’80 o internet negli anni 2000, ma questa volta la posta in gioco sembra essere ancora più alta. Con questa copertina il Time ha voluto porre l’attenzione sull’ambivalenza di queste tecnologie: da una parte strumenti magici che potrebbero liberare il tempo degli esseri umani, dall’altro numerose zone grigie, rischi, strutture di potere o effetti che potrebbero avere conseguenze negative sempre sugli esseri umani. Sullo sfondo partite geopolitiche e corse industriali che vogliono assicurarsi l’egemonia tecnologica.
Se però parliamo di “architetti delle intelligenze artificiali” come fa il Time, mettiamo bene a fuoco chi è che sta progettando queste innovazioni e chi avrà una posizione di potere maggiore nella società che vivrà questa rivoluzione. Insomma le intelligenze artificiali non sono propriamente neutre. Nel rapporto tra umanità e macchine dovremmo ricordare come responsabilità, etica e potere rimangono faccende molto umane. Per questo, dalla progettazione all’utilizzo che ne facciamo, dovremmo sempre ricordarci del fattore umano dietro le Intelligenze Artificiali.
Vale la pena ricordarlo: Gli architetti delle Intelligenze artificiali stanno scrivendo il codice del nostro tempo e nella copertina del Time del 2025 troviamo Mark Zuckerberg, Sam Altman, Elon Musk, Lisa Su, Jen-Hsun Huang, Demis Hassabis, Dario Amodei e Fei‑Fei Li. Ora vediamo un attimo chi sono.
I primi architetti dell’Infosfera si espandono sulle IA
La società nella crisi climatica sta espandendo la frontiera dell’infosfera, nel giro di 30 anni l’accessibilità alle informazioni è tecnologicamente aumentata. Se prima ti potevi informare attraverso la radio, i giornali o la televisione; ora possiamo far conto su internet, le newsletter, i social media e anche l’Intelligenza Artificiale. Siamo potenzialmente bombardati da informazioni ma allo stesso tempo non sappiamo quasi mai nulla di quello che accade perché la nostra attenzione è quasi sempre catturata da altro.
Quello che accade nell’infosfera però cambia drasticamente come percepiamo questioni di rilievo pubblico e spesso la frammentazione delle informazioni che consumiamo fa la differenza su come giudichiamo le politiche pubbliche, tra cui le stesse politiche climatiche. Se nel bene o nel male i media tradizionali presentano le informazioni in un modo molto simile tra loro (anche sotto pressione di gruppi d’interesse), sulle piattaforme digitali si apre uno scontro di potere informativo tra figure chiave e leader d’opinione che riescono a parlare direttamente col pubblico.
Questo frullato di informazioni, emozioni e interessi può ostacolare la consapevolezza pubblica e la mobilitazione ad esempio per l’azione climatica o il sostegno alle politiche. Per questo mi suscita qualche sospetto l’interesse costante sulle Intelligenze Artificiali da parte di personaggi molto importanti dell’infosfera: Elon Musk e Mark Zuckerberg.
Elon Musk (X, SpaceX, Neuralink, The Boring Company e Tesla)
Elon Musk è sicuramente tra le persone più caotiche e controverse degli ultimi dieci anni. La sua caratteristica è quella di continuare a finanziare imprese tecnologiche e, in particolare, quelle che si occupano di Intelligenze Artificiali.
La caoticità di Musk si vede in particolare sulle Intelligenze Artificiali. A più riprese ha esternato una visione catastrofista sulle IA ma allo stesso tempo ha fatto di tutto per finanziare lo sviluppo di questa tecnologia. A volte, sentendolo parlare, sembra quasi speri che l’umanità venga sostituita dalle macchine.
“Ho una grande esperienza con l’intelligenza artificiale e penso che le persone dovrebbero davvero preoccuparsene... L’intelligenza artificiale rappresenta un rischio fondamentale per l’esistenza della civiltà umana in un modo che gli incidenti stradali, gli incidenti aerei, i farmaci difettosi o il cibo avariato non hanno mai fatto: questi ultimi erano dannosi per un gruppo di individui all’interno della società, ovviamente, ma non erano dannosi per la società nel suo complesso”
Se poi da molti era visto come un visionario o un profeta delle nuove tecnologie, con l’acquisizione di Twitter (ora X) molte persone si sono ricredute sulla sua figura. Anche l’acquisizione del social media è stata di per sé caotica portando a licenziamenti di massa. Questo però era solo un assaggio di quello che sarebbe venuto dopo. La piattaforma di Musk, se non lui stesso con la presenza a eventi o attraverso delle interviste, ha ospitato e amplificato contenuti di leader dell’estrema destra globale e ha dichiarato il proprio sostegno a Trump in diverse occasioni.
Non dimentichiamoci che per un periodo è stato a capo del Dipartimento per l’efficienza del governo degli Stati Uniti. Insomma, Musk è il principale esempio di come le Big Tech che hanno un grande potere informativo possano usare queste piattaforme come arma politica o consolidare la propria posizione.
Come se non bastasse Elon Musk è tra quelli che promuovono il mito del progresso a tutti i costi. Oltre ad aver aperto la dimensione privata della corsa allo spazio, si è posizionato in settori in cui promuove un’idea di ibridazione tra umanità e macchina con lo sviluppo di interfacce neurali impiantabili nel cervello con Neuralink. A completare il quadro c’è lo sviluppo di robot umanoidi e di Tesla con guida automatica grazie alle Intelligenze Artificiali.
Le promesse sono altissime e per ora sono più i dubbi che le certezze. Eppure, in un certo senso, Musk potrebbe essere il villain perfetto per un film Disney sull’apocalisse che ogni tanto cita. Se ci pensi:
promuove la visione di una civiltà multi planetaria che vuole conquistare con i propri mezzi;
sta costruendo un esercito di robot umanoidi e veicoli che si guidano da soli;
le sperimentazioni con le intelligenze artificiali sono orientate alla creazione di chip da impiantare nelle teste delle persone;
in caso di guerra il sistema Starlink può essere l’unico sistema per assicurare la connessione internet.
Al li dà delle battute, Elon Musk in prospettiva è una persona che sta guadagnando posizioni sulle infrastrutture fisiche e digitali, accumulando un forte potere informativo e cognitivo. Musk infatti, diversamente da Zuckerberg che agisce più in secondo piano, influenza apertamente il dibattito politico degli Stati Uniti e le dinamiche che riguardano la destra globale.
Mark Zuckerberg (Meta)
Penso che ormai si possa dire che Mark Zuckerberg ha contribuito a ridefinire lo spazio informativo odierno con la rivoluzione dei Social media e che oggi sta cercando di colonizzare anche la frontiera delle IA.
Questa prospettiva non è che mi faccia proprio dormire sogni tranquilli considerato il suo passato e il fatto che Zuckerberg ha già un enorme potere sulle modalità con cui noi veniamo a conoscere il mondo o a rimanere aggiornati su quanto accade. Già altre volte abbiamo visto come Meta abbia avuto effetti sulla politica e sulle nostre democrazie.
“Per quanto profonda possa essere un giorno l’abbondanza prodotta dall’IA, un impatto ancora più significativo sulle nostre vite probabilmente arriverà dal fatto che ognuno possiede una superintelligenza personale che ti aiuta a raggiungere i tuoi obiettivi, creare ciò che vuoi vedere nel mondo, vivere qualsiasi avventura, essere un amico migliore per chi ti sta a cuore, e crescere per diventare la persona a cui aspiri a diventare. La visione di Meta è portare la superintelligenza personale a tutti. Crediamo nel mettere questo potere nelle mani delle persone per indirizzarlo verso ciò che apprezzano nella loro vita”
All’inizio del 2025 Meta ha annunciato la fine del programma di fact checking con partner esterni e il ridimensionamento delle politiche di Diversity & Inclusion, promettendo all’inizio della seconda stagione del Presidente Trump collaborazione sulle priorità di innovazione. Il problema però è che Meta oggi è una società che comprende Facebook, Instagram, Whatsapp e Oculus.
Quasi dieci anni fa, nel 2016, erano state proprio le piattaforme di Zuckerberg a contribuire alla vittoria del primo mandato Trump amplificando le fake news e permettendo le interferenze della Russia. Un fatto certamente con conseguenze globali che poi si scoprì essere legato a doppio filo con lo scandalo di Cambridge Analytica (una società di comunicazione politica).
Ecco, Zuckerberg è l’esempio perfetto del perché molte persone diffidano del potere dei signori delle Big Tech e delle intelligenze artificiali. Se ciò non bastasse il CEO di Meta è sempre stato descritto come una persona senza scrupoli nel dover perseguire i propri interessi privati (siano essi di gloria o di profitto) non curandosi degli effetti a valanga sulla vita delle persone di tutto il mondo. Il problema è che Zuckerberg, come del resto gli altri architetti delle IA, nel bene o nel male ha una visione ben precisa sul futuro. Come unico scopo sembrerebbe avere quello di imporre la propria idea di mondo anche solo “per fare la storia”. Sia chiaro, è una mia opinione ma penso anche che sia una cosa tipicamente inserita nella cultura americana, come del resto lo è il mito della frontiera.
Ad esempio sono passati 4 anni da quando, nel 2021, Zuckerberg presentò il Metaverso, un universo digitale tridimensionale e social in cui immergersi completamente. La visione di Zuckerberg di 4 anni fa era quella di rendere totalmente immersiva l’esperienza digitale degli esseri umani con i prodotti Meta e, in un certo senso, di trasferire l’umanità oltre lo specchio dei nostri device. Con l’affermazione delle intelligenze artificiali qualcosa è cambiato e sembra che quell’idea iniziale si sia ribaltata.
Meta si è unita ufficialmente nella corsa alle intelligenze artificiali nel febbraio 2023 con il primo rilascio di Llama, un modello linguistico finora open source, e su questo Zuckerberg ha ridefinito tutta la strategia dell’impresa. Se hai Instagram, Facebook o WhatsApp saprai che ognuna di queste applicazioni ha ormai un motore di intelligenza artificiale integrato. Questo avviene perché proprio LLama è al centro di un’idea secondo cui Meta intende creare un ampio ecosistema di prodotti connessi con l’Intelligenza Artificiale. Un modello linguistico che sta cercando di essere ovunque nelle nostre vite.
Durante il Meta Connect 2025 di settembre Mark Zuckerberg, ormai nella veste dello Steve Jobs di questa decade, ha presentato i nuovi occhiali Meta in partnership con EssiLorLuxottica che “ti consentono di restare nel presente avendo accesso a tutte le capacità dell’intelligenza artificiale”. Una presentazione che simboleggia il passaggio da una concezione di “Realtà Virtuale” in cui noi entriamo in Internet a una concezione di “Realtà Aumentata” dove Internet (e non solo) entra nella nostra vita quotidiana grazie anche all’Intelligenza Artificiale. Per chi ha la mia età è uno scenario che a tratti ricorda il primo film dei Digimon, quando le creature digitali creano il panico nel mondo reale.
Non dobbiamo dimenticare che Zuckerberg col gruppo Meta governa una infrastruttura sociale e informativa su cui si basano miliardi di persone. Se ciò non basta a far rizzare le antenne, possiamo anche dire che Zuckerberg incarna il modello classico di capitalismo della sorveglianza descritto da Shoshana Zuboff: si appropria dell’esperienza umana trasformandola in dati sui comportamenti che possono essere riutilizzati per generare profitto (come con le pubblicità mirate) o per la rielaborazione in prodotti da vendere.
Gli architetti delle IA che sviluppano i software
Se da una parte abbiamo visto persone già affermate nel panorama tecnologico ed economico globale, ora dobbiamo vedere chi effettivamente sta creando questa frontiera delle Intelligenze Artificiali. C’è da dire che il Time ha fermato lo sguardo sugli Stati uniti ma allo stato attuale del capitalismo globale possiamo ancora dire che stanno trainando l’esplorazione in questo campo.
Se ti interessa in una prossima Lettera nella crisi climatica, prima o poi ti racconterò che cosa sta accadendo nel resto del mondo (perché si, c’è un modo al di fuori degli Stati Uniti). Per il momento ti basta ricordare che gli architetti che stanno sviluppando le intelligenze artificiali hanno tutte visioni diverse del futuro.
Sam Altman (OpenAI)
Sam Altman è diventato il volto mainstream quando si parla di intelligenze artificiali. Basta solo pronunciare due lettere, IA, e subito le persone pensano a ChatGPT di OpenAI. Sam Altman è uno di quegli architetti delle IA il cui scopo dichiarato è quello di raggiungere l’Artificial General Intelligence (AGI), un tipo di intelligenza artificiale che dovrebbe eguagliare o superare le capacità umane in quasi tutte le attività cognitive.
“Gli esseri umani sono costruttori di strumenti con una spinta innata a comprendere e creare, e questo porta a un mondo migliore per tutti noi. Ogni nuova generazione si basa sulle scoperte delle generazioni precedenti per creare strumenti ancora più potenti: l’elettricità, il transistor, il computer, Internet e presto l’Artificial General Intelligence”
OpenAI è stata fondata nel 2015 da Sam Altman e investitori come Elon Musk, Jessica Livingston, Reid Hoffman, Greg Brockman e Peter Thiel con l’intenzione di garantire la creazione di un’Intelligenza Artificiale Generale vada a beneficio di tutta l’umanità. Nei primi anni l’organizzazione è stata finanziata con 1 miliardo di dollari in impegni dai suoi fondatori e altri investitori, tra cui Microsoft, Amazon Web Services e Infosys. Nel 2024 Altman ha avviato un percorso per trasformare OpenAI in una struttura più chiaramente for profit; nel 2025 la soluzione emersa è una Public Benefit Corporation controllata da una fondazione, un compromesso tra logica aziendale e missione ‘per l’umanità’.
Negli ultimi anni OpenAI ha visto molti movimenti in seno al consiglio di amministrazione, spesso a causa dei potenziali conflitti di interesse. Ad esempio Musk si è dimesso a causa dello sviluppo dell’intelligenza artificiale di Tesla per i veicoli autonomi anche se ha continuato a sostenere finanziariamente OpenAI e condivida la sede nel Mission District di San Francisco con Neuralink. Nel 2023 il consiglio di amministrazione di OpenAI propose addirittura di sostituire Altman con Dario Amodei, fondatore di Anthropic, con l’idea di fondere eventualmente le due realtà attive sull’intelligenza artificiale.
Nonostante il rifiuto di Amodei, il consiglio ha rimosso Altman e Brockman per poi reintegrarli quattro giorni dopo grazie a delle trattative con il consiglio direttivo. Al netto di ciò molti membri di sono dimessi e, nel 2024, Microsoft e Apple hanno rinunciato ad avere dei loro osservatori nel Consiglio di OpenAI. La rimozione improvvisa del 2023 è sembrerebbe essere causata da una mancanza di trasparenza del CEO nei confronti del suo consiglio direttivo e questo aspetto suscita alcune domande su chi ha davvero il potere nella frontiera IA.
In ogni caso Altman lavora per la creazione di questa Intelligenza Artificiale Generale che dovrebbe essere un altro strumento nella marcia dell’innovazione umana che ha portato a livelli di prosperità e progresso inimmaginabili per ogni aspetto della vita delle persone. Il problema qui è che però non abbiamo ben chiaro neanche cosa sia davvero l’intelligenza umana. Detto ciò, penso che Altman incarna una fiducia quasi religiosa nel progresso tecnologico: l’idea che più potenza di calcolo significhi automaticamente più benessere, senza interrogarsi fino in fondo su chi paga i costi sociali e ambientali o a chi arrivano questi benefici.
Altman pensa che grazie a questa Intelligenza Artificiale “tutti sulla terra saranno in grado di realizzare più di quanto possa fare oggi la persona più influente”. Nonostante questo negli ultimi giorni del 2025 sembrerebbe esserci stato un rallentamento nel nome della corsa tra i privati alle intelligenze artificiali. Secondo il Wall Street Journal il CEO di OpenAI avrebbe ordinato di concentrare ogni sforzo sull’aumento della qualità di ChatGPT, anche a costo di rinviare altri progetti, rallentando la timeline per la creazione di questa ipotetica Intelligenza Artificiale Generale capace di far tutto.
Demis Hassabis (Google DeepMind)
Demis Hassabis è una figura un po particolare tra gli architetti delle intelligenze artificiali perché è l’esempio di come questa tecnologia possa nascere da una profonda passione per il gaming.
Hassabis a 13 anni conquista il titolo di maestro di scacchi e presto inizia a maturare una passione nei confronti dei computer con cui approfondirà il mondo dei videogames. Ancora adolescente inizia a collaborare con la software house Bullfrog Production, che successivamente si fonderà con Electronic Arts, dove lavorerà insieme al game designer Peter Molyneux con cui ha sviluppato il videogioco Theme Park uscito nel 1994.
“L’obiettivo finale dell’intelligenza artificiale non è solo quello di creare macchine intelligenti, ma di comprendere l’intelligenza stessa”
- Demis Hassabis
Hassabis per lungo tempo rimane nel mondo del gaming e, dopo essersi laureato in scienze informatiche all’università di Cambridge, prima approda nei Lionhead Studios nel 1998 (studio che nel 2000 diede vita alla serie Fable) per poi fondare la propria società di gaming l’anno successivo, la Elixir.
Il lavoro con Elixir è un momento fondamentale per Hassabis che, dovendo sviluppare gli NPC (non-player character) per i videogiochi, inizia a interessarsi all’intelligenza artificiale e allo studio del cervello umano. Nel giro di pochi anni decide chiudere tutto per poi iscriversi nel 2005 a un dottorato in Neuroscienza portando avanti studi sulla memoria e immaginazione che vengono inserite nella rivista Science.
Hassabis però ci casca di nuovo e fonda nel 2010 DeepMind, un laboratorio di ricerca sulle intelligenze artificiali che si promettono di “risolvere il mistero dell’intelligenza”. Il laboratorio è stato fondato dagli amici Mustafa Suleyman, oggi capo del dipartimento dedicato alle intelligenze artificiali di Microsoft, e Shane Legg, grazie ai finanziamenti di privati tra cui appaiono di nuovo Elon Musk e Peter Thiel. Solo 4 anni dopo viene acquistata da Google e come gli altri prodotti finisce sotto la gestione del gruppo Alphabet.
La peculiarità di DeepMind è che i primi lavori si focalizzavano sul far sì che l’intelligenza artificiale imparasse a vincere ai videogiochi degli anni settanta e ottanta, come Pong, Breakout e Space Invaders. L’intelligenza artificiale veniva messa davanti a questi videogiochi senza conoscere le regole ma grazie all’apprendimento automatico, attraverso vari partite, ne imparava le regole fino a scoprire come vincere in modo facile. Nel 2016 DeepMind arrivò a sviluppare il software AlphaGo che riusci a battere Lee Se-dol, uno dei giocatori più forti al mondo, nel gioco del Go (un gioco da tavolo strategico).
Nel 2018 viene poi pubblicata la prima versione di AlphaFold con lo scopo di predire, tramite l’intelligenza artificiale, la configurazione tridimensionale delle proteine partendo dalla loro sequenza aminoacidica. I risultati sono positivi e nel 2024 viene assegnato il premio Nobel a Demis Hassabis e a John M Jumper perché hanno sviluppato un modello di intelligenza artificiale per risolvere un problema vecchio di 50 anni: prevedere le strutture complesse delle proteine.
Il tema dell’etica e del rapporto tra intelligenze artificiali e società sembra essere molto a cuore di DeepMind. Oltre a essere tra i membri fondatori di Partnership on AI (insieme ad Amazon, Google, Facebook, IBM e Microsoft) ha aperto una sezione intitolata “DeepMind Ethics and Society” concentrata sulle questioni etiche e sociali sollevate dall’intelligenza artificiale con la consulenza del filosofo svedese Nick Bostrom.
Il ruolo di Hassabis nell’architettura delle intelligenze artificiale sembrerebbe essere ancora ancorato a dei principi etici e, per il momento, si muove per usare le intelligenze artificiali con lo scopo di scoprire la vera essenza dell’umanità. In ogni caso DeepMind è fortemente ancorato all’ecosistema Google.
Dario Amodei (Anthropic)
Dario Amodei è un imprenditore e ricercatore statunitense di origini italiane che ha lavorato in Google e OpenAI, ma fonda Anthropic insieme alla sorella Daniela Amodei proprio perché non si fida della corsa incontrollata al for‑profit nella frontiera delle Intelligenze Artificiali.
“Uno dei motivi principali per cui mi concentro sui rischi è che essi sono l’unica cosa che si frappone tra noi e quello che considero un futuro fondamentalmente positivo. Penso che la maggior parte delle persone stia sottovalutando quanto potrebbero essere radicali i vantaggi dell’IA, così come penso che la maggior parte delle persone stia sottovalutando quanto potrebbero essere gravi i rischi associati a questi software”
La caratteristica principale di Dario Amodei è che durante tutta la sua carriera, pur lavorando sempre con grosse Big Tech, si sia sentito prima di tutto un ricercatore. In quanto tale si è sempre concentrato sulla ricerca che riguardava gli aspetti etici e di sicurezza. Nei primi anni di lavoro ha contribuito a comprendere alcuni aspetti chiave del cervello umano che hanno permesso la costruzione delle embrionali intelligenze artificiali.
La sorella Daniela Amodei invece ha studiato le materie umanistiche che l’hanno portata a lavorare nel mondo dello sviluppo aziendale e, in particolare nel 2013, inizia la sua carriera dentro Stripe. L’azienda americana dell’infrastruttura software per pagamenti via internet fondata dai due fratelli irlandesi John e Patrick Collison ispirerà direttamente la creazione della startup Anthropic divisa tra fratello e sorella.
Dario e Daniela Amodei hanno entrambi lavorato nella neonata OpenAI attratti dalla visione della società fondata da Altman e Musk che avevano dato una struttura come laboratorio no-profit in cui lo sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale va di pari passo con un monitoraggio e uno studio di sicurezza etica. Dario Amodei in OpenAI guida il team che cura la sicurezza ed è uno dei primi a ragionare con attenzione attorno ai rischi di bias e a come questi si manifestano nei modelli linguistici. Daniela Amodei, entrata nel 2018, invece si occupa di coordinare due team tecnici all’interno del laboratorio. Entrambi assistono allo sviluppo di un intelligenza artificiale innovativa fino al rilascio di GPT-2 e GPT-3 che hanno acceso i riflettori globali su OpenAI aprendo ufficialmente l’età delle intelligenze artificiali.
Nel 2020 il rapporto tra gli Amodei e OpenAI si incrina perché iniziano a manifestare profonda preoccupazione in seguito all’investimento da parte di Microsoft di un miliardo di dollari. Ufficialmente gli Amodei abbandonano OpenAI, insieme ad altri 5 membri del laboratorio, perché non volevano che il laboratorio diventasse una realtà quasi totalmente dedita all’approccio for profit manovrata dal gruppo commerciale tech più grande del mondo. Non è chiaro se il distacco con Altman avvenga con o senza tensioni, ma nel dicembre 2020 Dario e Daniela escono da OpenAI per fondare pochi mesi dopo Anthropic.
Fei‑Fei Li (Human-Centered AI Institute)
Fei-Fei Li è il nome più interessante nel gruppo degli architetti delle intelligenze artificiali in quanto, tra le voci più autorevole nella Silicon Valley, è la prima a promuovere un’intelligenza artificiale “umano centrica”: ispirata alla compassione, inclusiva, rispettosa della dignità umana e attenta agli impatti sociali.
“In fin dei conti, sono le persone il fulcro di tutto. Sono le persone che hanno creato le Intelligenze Artificiali, saranno le persone a utilizzarla, saranno le persone a subirne l’impatto e dovrebbero essere le persone a esprimere la propria opinione in merito”
- Fei-Fei Li
In un dibattito sulle Intelligenze Artificiali inquinato dal potere e dagli interessi privati, Fei-Fei Li è una contro narrazione perché cerca di ricordare che, prima di tutto, la tecnologia è un prodotto profondamente umano. Dietro ogni modello linguistico si celano infatti visioni del mondo, intuizioni e intenzioni di chi lavora alla sua evoluzione, è il fattore umano che si nasconde dietro le intelligenze artificiali. In altre parole, le Intelligenze Artificiali sono un’espressione di valori sociali, di scelte etiche e di sensibilità umana.
Anche la storia di Fei-Fei Li è particolare. Nasce a Pechino e all’età di 16 anni si trasferisce con la madre negli Stati Uniti, nella New Jersey degli anni ‘90, per raggiungere il padre. Nel 1999 si laurea in fisica a Princeton per poi conseguire il dottorato in ingegneria elettrica al California Institute of Technology (Caltech) nel 2005 con una ricerca interdisciplinare sui meccanismi della percezione visiva, in particolare sui modelli psicofisici che descrivono come l’essere umano interpreta le immagini e sui modelli computazionali volti a replicare questi processi attraverso l’intelligenza artificiale. Di fatto Fei-Fei Li è tra le principali persone ad aver contribuito al boom delle Intelligenze Artificiali.
Nel 2007, anche grazie a questa ricerca, Fei-Fei Li guida la creazione di ImageNet, un progetto fondamentale nella storia del Deep Learning perché costruisce un archivio immenso e strutturato di immagini etichettate per allenare sistemi di intelligenza artificiale a riconoscere gli oggetti come fanno gli esseri umani. Stiamo parlando di un momento storico in cui le tecnologie erano ancora immature e dove le Intelligenze Artificiali facevano ancora fatica a distinguere oggetti simili tra loro. Anzi, per poter simulare la capacità di “vedere” in una macchina è prima necessario fornirle un universo visuale ampio e rappresentativo da cui apprendere. Ora penso sia facile comprendere quanto sia pionieristica la ricerca di Fei-Fei Li con cui si creò un database con oltre 14 milioni di immagini, suddivise in più di 20.000 categorie semantiche (sinset) derivate dalla struttura lessicale di WordNet.
Successivamente, nel 2009, entra a Stanford dove diventa professoressa ordinaria di Computer Science nel 2018. Oggi Fei-Fei Li dirige lo Stanford Vision and Learning Lab ed è cofondatrice dello Stanford Institute for Human-Centered AI, volto a promuovere uno sviluppo etico e multidisciplinare dell’Intelligenza Artificiale con cui pubblica annualmente l’AI Index Report (una pubblicazione in cui si traccia lo stato dell’arte delle IA a livello globale). Fei-Fei Li col tempo ha spostato infatti la propria attenzione sulla governance delle Intelligenze Artificiali e più volte ha denunciato la mancanza di diversità nel settore ribadendo come un’intelligenza artificiale progettata da un gruppo esiguo di individui– in gran parte uomini bianchi di élite – rischia di rifletterne pregiudizi e visioni limitate per il semplice motivo che chi progetta questi sistemi non è consapevole dei propri bias.
Fei-Fei Li promuove per questi motivi il concetto di “Human-Centered AI” che poggia sull’idea che le Intelligenze Artificiali non devono sostituire ma potenziare l’umanità. Non è una cosa tanto lontana da quella che ho raccolto in un blogpost per ActionAid Italia dove Mafe de Baggis mi ha raccontato che “le IA andrebbero viste come “protesi cognitive” al pari degli occhiali che indossiamo per vedere meglio”. Per rendere più pratico il discorso Fei-Fei ha individuato i tre pilastri su cui si fonderebbe l’Intelligenza Artificiale umano centrica: l’inclusività, la trasparenza e la compassione. Queste richiedono l’integrazione delle discipline umanistiche del dialogo con le comunità in condizione di vulnerabilità nel design tecnologico e nella riflessione continua sull’impatto sociale degli algoritmi. In altre parole per Fei-Fei l’umano centrismo e la diversità possono correggere la direzione per evitare di finire in uno scenario “distopico” delle Intelligenze Artificiali”.
Gli architetti delle IA a monte della filiera, chi ha potere sull’addestramento
Quando parliamo di tecnologia nelle società all’epoca della crisi climatica dovremmo prima ricostruire la filiera produttiva e, in particolare, la filiera del potere. Ogni variazione di potere lungo questa catena può avere degli effetti sia su chi produce queste tecnologie, sia su chi è toccato in qualche modo da questa produzione, sia da chi le utilizza.
Le Intelligenze Artificiali, cosi come i Social Media, sono un Software e di base non sono nulla senza Internet. A ottobre 2025 ad esempio alcuni sistemi di Intelligenza Artificiale non potevano essere utilizzati a causa del down di Amazon Web Service. A loro volta Internet e i sistemi di Intelligenza Artificiale non possono far nulla senza chip, circuiti e data center.
Di conseguenza i “signori del silicio” hanno una grossa fetta di potere sull’industria tecnologica, per questo tra gli Architetti delle IA troviamo anche Jen-Hsun Huang e Lisa Su. Tra l’altro due esempi di come un altra industria, quella del gaming, stia fortemente aiutando lo sviluppo delle Intelligenze Artificiali. Prima di raccontarti chi sono vorrei però ricordarti che le Big Tech di fatto non sono i padroni del mondo anche se hanno una forte influenza sulle nostre democrazie. Nessuno di questi strumenti può infatti funzionare senza energia.
Jen-Hsun Huang (Nvidia)
Jen-Hsun Huang è un imprenditore Statunitense di origine taiwanese, co-fondatore e CEO di Nvidia, impresa attiva nel settore dei semiconduttori. Per gli appassionati di videogiochi Nvidia è un nome molto familiare, infatti è un’impresa che principalmente produce processori grafici, prodotti multimediali e chip per il mercato videoludico in competizione diretta con Advanced Micro Devices (AMD).Oltre a ciò Nvidia produce dispositivi di comunicazione wireless, hardware e software per il settore automobilistico.
“Ogni lavoro sarà toccato dall’IA. Non perderai il lavoro a causa dell’IA, ma rischi di perderlo a favore di qualcuno che saprà usarla. Ci sono circa 30 milioni di persone al mondo che sanno programmare e utilizzare questa tecnologia al massimo delle sue potenzialità. Noi sappiamo come utilizzare lo strumento che abbiamo inventato, ma più di 7 miliardi e mezzo di persone non lo sanno fare”
- Jen-Hsun Huang, maggio 2025
Oggi Nvidia è in una posizione di potere sulla fase di addestramento dei modelli di Intelligenza artificiale perché vengono usate le sue GPU (Graphics Processing Unit). Rispetto alle CPU (Central Processing Unit) tradizionali, le GPU permettono di elaborare più operazioni in parallelo rendendole ideali per addestrare modelli di machine learning e deep learning. Per questo nel 2025 Nvidia ha puntato maggiormente sul mercato delle intelligenze artificiali rispetto a quello del gaming.
C’è infatti un problema legato alla rivoluzione delle intelligenze artificiali: più i modelli diventano complessi per avvicinarsi all’essere umano, più queste divorano energia e silicio per produrre le componenti elettroniche degli hardware. La verità è che queste innovazioni non sono propriamente sostenibili e che imprese come Nvidia hanno una posizione di potere a monte della filiera delle Intelligenze Artificiali rispetto a OpenAI, Anthropic, Google o Meta.
Anche per questo ChatGPT a fine 2025 ha stretto un accordo con Broadcom (multinazionale statunitense che opera nel settore dei semiconduttori, dei circuiti integrati e nelle reti di telecomunicazioni) per la creazione di chip dedicati ad azioni specifiche dell’Intelligenza artificiale in modo da ridurre la dipendenza da Nvidia e ottimizzare i consumi.
Il problema lo ha enunciato bene Altman: per ogni utente che utilizzerà i servizi di OpenAI servirà almeno un chip dedicato e se gli utenti aumenteranno mentre l’IA diventa più complessa e simile a noi, allora la domanda di semiconduttori esploderà in una crisi che abbiamo già visto durante la pandemia Covid-19 e che andò ben oltre alla penuria di Playstation 5 dai costi esorbitanti.
In questo scenario è curioso vedere come proprio grazie al mondo del gaming sia stata possibile questa rivoluzione e di come i processori grafici di Nvidia abbiamo reso possibile all’impresa di acquisire una posizione dominante nell’addestramento di questi software.
Il rischio che rappresentano imprese come Nvidia sono principalmente macro-strutturali perché hanno un grande potere sui semiconduttori, cosi come gli Stati che dominano i territori con le cosiddette terre rare, primo tra tutti la Cina. Oltre a questo ci sono delle tensioni dal punto di vista dell’Antitrust a causa degli accordi stretti tra le solite imprese leader in questo settore.
Lisa Su (AMM - Advanced micro devices)
Advanced Micro Devices (AMD) è una multinazionale statunitense produttrice di semiconduttori e rappresenta l’unico vero concorrente che può sfidare Nvidia per quanto riguarda i semiconduttori. Se da un lato è il leader mondiale della produzione di CPU, dall’altro grazie anche alla fusione con ATI, è al terzo posto per la produzione di chip grafici (dopo Nvidia e Intel)
“Ogni grande cambiamento tecnologico ha spinto le persone a interrogarsi sul futuro del lavoro, ma la storia ci insegna che questi cambiamenti finiscono per stimolare la produttività, l’innovazione e l’emergere di settori completamente nuovi che prima non avremmo potuto nemmeno immaginare. La chiave sta nel non considerare l’intelligenza artificiale come un gioco a somma zero tra esseri umani e macchine. Si tratta piuttosto di capire come utilizzare l’intelligenza artificiale per potenziare le competenze umane”
Anche Lisa Su ha origini taiwanesi ed è l’attuale CEO di Advanced micro devices, riconosciuta per il suo ruolo chiave nella rinascita dell’impresa e per i suoi contributi pionieristici nel campo dei semiconduttori. Lisa Su entra in AMD nel 2012 e fin da subito ha focalizzato la strategia aziendale su gaming, data center e piattaforme immersive (realtà virtuale e aumentata).
Un impulso che ha portato alla creazione dei processori Ryzen che ha rimesso in concorrenza AMD passando da un valore di mercato di circa 3 miliardi nel 2014 a oltre 200 miliardi nel 2024. Nel 2022 Lisa Su ha poi concluso l’acquisizione di Xilinx, una delle principali aziende di semiconduttori con il modello fabless manufacturing (ossia con fabbricazione esternalizzata), che ha rafforzato la posizione di AMD nel settore dei chip e dei data center.
In dieci anni Lisa Su ha dismesso qualsiasi investimento non fosse ritenuto fruttuoso e ha razionalizzato la linea di prodotti AMD tanto da diventare il principale competitor di Nvidia soprattutto per la creazione di chip utili all’addestramento delle Intelligenze Artificiali.
Rispetto agli altri architetti delle IA, Lisa Su sembrerebbe meno concentrata sullo storytelling e più su propensa a una roadmap ingegneristica multidecennale. Con questo approccio ha posto AMD in una posizione di principale contrappeso a Nvidia che altrimenti avrebbe potuto istituire fin da subito un monopolio tecnologico.
“Lunch atop a Skyscraper”: il segno di un epoca che cambia
La fotografia “Lunch atop a Skyscraper” è stata scattata nel 1932, nel pieno della grande depressione che colpi gli Stati uniti dopo il crollo della borsa di Wall Street del ‘29, durante la pausa pranzo della costruzione del Rockefeller Center.
La fotografia ha avuto diverse interpretazioni nel tempo ma è certo che raffigurasse la working class americana di New York City sospesa a centinaia di metri sopra la città. Le persone nella foto erano nativi americani e immigrati europei, molto probabilmente irlandesi, che hanno costruito giorno per giorno Manhattan rischiando la propria vita.
Forse una visione romantica dell’American Dream che non è più adeguata ai tempi moderni. Oggi su quella trave sospesa simbolicamente ci sono sempre gli Stati uniti con le loro complessità ma la situazione è molto diversa. A plasmare il futuro non è infatti la classe operaia, sono gli imprenditori delle Intelligenze Artificiali ed è un film che non so come andrà a finire. A centinaia di metri di altezza rispetto a noi comuni mortali ci sono miliardari che decidono cosa vediamo, cosa sappiamo e come funzionerà il nostro lavoro.
La copertina del TIME “Person of the Year” del 2025 dedicata agli architetti delle IA ha un valore ambivalente, nel bene o nel male le intelligenze artificiali non sono solo tecnologia ma fattori strutturali di potere, prima di tutto economico, cognitivo e informativo. Occorrerà vedere quale visione sulle Intelligenze Artificiali prevarrà nell’arena degli architetti delle IA dato che queste tecnologie sono infrastrutture che si innestano nella democrazia e che possono abilitare diritti o nuocere gravemente ai valori democratici.
Le Intelligenze Artificiali sono quindi il nuovo motore della storia e i protagonisti sono questi architetti delle intelligenze artificiali. Il 2025 è stata la consacrazione di questa tecnologia e non c’è più scampo: viviamo in tempi in cui qualsiasi sia la domanda, la risposta è nell’Intelligenza Artificiale. Secondo stime citate dal TIME, entro il 2030 gli investimenti globali in data center legati all’IA potrebbero toccare i 5,2 trilioni di dollari, mentre solo negli Stati Uniti i data center potrebbero arrivare a consumare circa l’8% dell’energia elettrica, rispetto al 4% del 2023. L’IA non è solo software ma anche costruzioni, approvvigionamento energetico, sviluppo di chip e quindi sfruttamento delle risorse, dei territori e delle comunità.
Ma chi ha più anticorpi in questa corsa all’Intelligenza Artificiale? Non vorrei banalizzare la risposta ma quando nessuno si occupa delle strutture di potere, allora queste rivoluzioni non fanno altro che rafforzare la posizione di chi è già in una posizione privilegiata. Faccio solo un esempio: Disney investirà 1 miliardo di dollari in OpenAI permettendo a partire dall’inizio del 2026 la riproduzione dei propri personaggi in queste piattaforme. Insomma non potendo evitare completamente l’utilizzo delle sue proprietà, Disney fa profitto e detta le regole sull’utilizzo dei propri personaggi nei sistemi di intelligenza artificiale. Questa cosa non credo che sia alla portata di un illustratore o un illustratrice indipendente. Forse l’unica vera difesa è tornare a guardare alle strutture di potere, non solo alla fascinazione per le macchine: chi decide, chi guadagna, chi resta indietro.
E tu cosa ne pensi? Che significato ha per te la copertina del Time? Quali argomenti vorresti approfondire sulle Intelligenze Artificiali?
Questa lettera è uno spazio per riflettere insieme sulla crisi climatica per andare oltre all’incomunicabilità con cui viviamo queste sfide. Quindi certamente ti leggo e ho cura di ogni tua interazione: scrivimi, commenta, condividi o lascia un cuoricino. Costruiamo insieme la community di Lettere nella crisi climatica.










