Cosa sapere sul referendum dell'8 e 9 giugno 2025
Silenzio mediatico e disinformazione sul referendum: guida semplice per chi vuole capirci qualcosa e decidere
L’8 e il 9 giugno 2025 si vota un referendum abrogativo composto da cinque quesiti, quattro riguardano il lavoro (in particolare il famoso “jobs act”) e uno potrebbe cambiare le regole sull’accesso alla cittadinanza italiana. I seggi saranno aperti domenica 8 giugno, dalle 7:00 alle 23:00, e lunedì 9 giugno, dalle 7:00 alle 15:00.
In una delle telefonate che faccio alla mia famiglia per raccontargli come procede qui a Milano mia madre però mi ha posto questo quesito: “Ra, ma che dobbiamo votare a sto referendum? In cosa consistono? Ho chiesto anche alla giornalaia ma non aveva letto nulla”.
Il silenzio sui referendum sul lavoro la cittadinanza
Ecco questo è accaduto qualche settimana e, più o meno nello stesso lasso di tempo, Demopolis ha pubblicato un sondaggio in cui si affermava che a 20 giorni dal referendum solo il 46% degli italiani ne era a conoscenza, il 19% ha sentito parlare dell’appuntamento elettorale ma non sapeva su cosa si votasse, mentre il 35% non sapeva proprio nulla.
Non possiamo stupirci perché, come ha scritto Martina Bossi su Large Movements, “per paradosso dobbiamo (forse e non troppo) ringraziare La Russa e la maggioranza per aver acceso il dibattito sul referendum”. Stiamo vivendo un momento storico agghiacciante che ci dovrebbe portare a riflettere profondamente se si considera il silenzio assordante da parte della politica e dei media fino a poco tempo fa. La situazione è così grave che lo scorso 13 maggio l’Agcom si è vista costretta a intervenire pubblicando un comunicato stampa richiamando la RAI e tutti gli altri media nazionali a garantire adeguata copertura al referendum.
Per poterne sentir parlare, sui telegiornali nazionali (e non solo) abbiamo dovuto aspettare che si accendesse la fiamma della polemica politica alle dichiarazioni di La Russa in cui invitava la gente ad astenersi, affermazione più volte ribadita anche da Tajani e il Presidente Meloni. Purtroppo la nostra classe politica sembra avere questo vizio: anche Renzi e Napolitano in passato hanno adottato questo stratagemma, il primo invitando gli elettori ad andare al mare e il secondo affermando che è legittimo astenersi. Qualche domanda dovremmo farcela.
Tuttavia il referendum rappresenta uno dei principali strumenti di partecipazione democratica, sarebbe fondamentale che ogni elettore abbia accesso a un quadro chiaro, articolato e basato su dati concreti e analisi puntuali per prendere una scelta ragionata. Invece spesso i partiti questa informazione non l’hanno mai fatta nei tempi recenti, in questo referendum invece c’è stato proprio una decisione a non parlarne.
Ecco intanto una spiegazione semplice di cosa è un referendum abrogativo, poi vediamo un pò cosa andiamo a votare l’8 e il 9 giugno.
Una spiegazione “semplice” del referendum abrogativo
Il referendum abrogativo è uno dei principali istituti di democrazia diretta previsto all’articolo 75 della costituzione italiana con cui si “elimina” parzialmente o totalmente una legge o un atto avente valore di legge.
Le modalità di attuazione dei referendum abrogativi sono disciplinate negli artt.27-40 della legge n.352 del 1970. Ad esempio le richieste di referendum devono essere depositate in ciascun anno dal 1° gennaio al 30 settembre con la presentazione alla cancelleria della Corte di cassazione delle firme dei sottoscrittori.
Chi propone il referendum?
Il referendum viene proposto quando vengono raccolte le firme di 500 mila elettori o su proposta di cinque consigli regionali, successivamente la Corte costituzionale ne accerta l’ammissibilità e verifica se è corretta la formulazione dopo che la Corte di cassazione ha effettuato un controllo di regolarità sulle firme depositate. In qualsiasi caso non è ammesso un referendum abrogativo per leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e indulto, così come sulle leggi costituzionali.
In passato la Corte costituzionale ha dichiarato l’inammissibilità della richiesta di un referendum laddove i quesiti sono stati valutati come privi di chiarezza, semplicità, coerenza, mancanti di omogeneità oppure nel caso in cui creassero dubbi sul significato e potessero provocare disorientamento dell'elettore.
Come funziona il referendum abrogativo?
La data in cui vengono votati i referendum viene stabilita dal Presidente della Repubblica (ad oggi Sergio Mattarella) su proposta del Consiglio dei Ministri (sostanzialmente Giorgia & Co.). Per approvare la proposta soggetta a referendum occorre che si verifichino due condizioni (o quorum):
deve partecipare al voto almeno il 50% più uno degli aventi diritto;
i voti favorevoli (i “Sì”) devono superare quelli contrari (i “No”), vale quindi la regola della maggioranza semplice.
Nel caso in cui vincono i “Sì” le disposizioni interessate dal referendum cessano la propria vigenza, sostanzialmente smettono di avere effetto, e la loro abrogazione viene dichiarata attraverso decreto del Presidente della repubblica (DPR).
Perchè vengono indetti i referendum?
Essendo un istituto di democrazia diretta in molti si sono domandati quale è il rapporto con la democrazia rappresentativa, ossia la nostra forma di governo. In alcuni casi è stato notato che i referendum sono stati proposti per costringere il legislatore ad intervenire e che per questo le cause dei referendum sono da rinvenire nella mancata corrispondenza tra popolo e sovranità, oltre che nell’immobilismo del Parlamento su determinati temi. Tuttavia esistono diversi istituti democratici per fronteggiare l’inerzia di chi governa e anche per questo è essenziale approfondire le moderne democrazie attraverso metodi di democrazia partecipativa e deliberativa.
Va da sé che in nessun caso si dovrebbe ostacolare o delegittimare il corretto svolgimento delle regole del gioco democratico che restituiscono il potere decisionale alla cittadinanza.
Cosa si vota col referendum dell’8 e 9 giugno 2025?
Questa volta il referendum abrogativo è promosso da CGIL, dalla Rete “Referendum di Cittadinanza” e dalla Campagna “Dalla Parte Giusta della Storia” e siamo chiamati a votare cinque quesiti referendari.
I quesiti che interessano il lavoro sono relativi al reintegro nel luogo di lavoro con indennizzo economico, le tutele per i dipendenti delle piccole imprese, la reintroduzione delle causali per i contratti a tempo determinato e la sicurezza sul lavoro.
É interessante notare che il primo quesito chiede l’abolizione integrale del decreto legislativo n. 23 del 2015 (emanato in attuazione del cosiddetto “Jobs Act”), con il quale si privano della copertura dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori i nuovi assunti, garantendo loro una tutela meramente economica, e non più reintegratoria, nella gran parte dei licenziamenti e soprattutto in quelli motivati da ragioni economiche.
É interessante perchè il quesito parla direttamente dell’abolizione di una delle norme più contestate del Governo Renzi e su cui gli stessi partiti che ora sono la maggioranza hanno fatto una campagna feroce alimentando la frustrazione di molte e molti lavoratori. Ora però quegli stessi detrattori sono coloro che invitano a non andare a votare (nuovi sostenitori?).
Il quinto quesito invece interessa il riconoscimento della cittadinanza italiana ai nati in Italia da genitori stranieri e la contrazione del requisito di permanenza stabile nel Paese per la richiesta di cittadinanza dei maggiorenni.
Il referendum sulla cittadinanza mira a modificare solamente il requisito temporale per la presentazione della domanda (da 10 a 5 anni, a cui si sommano i circa 3 anni della valutazione), mentre lascia inalterati gli altri requisiti, ossia:
conoscenza lingua italiana
possesso reddito adeguato
regolarità pagamento delle tasse
assenza di minacce alla sicurezza
Sul profilo instagram di Large Movements APS comunque trovi queste grafiche riassuntive in cui sono riportati gli effetti del “Sì” e del “No” per ciascun quesito!
Crisi climatica e cittadinanza: perché votare “Sì”
Potrebbe sembrare strano parlare di cittadinanza in Lettere nella crisi climatica, eppure proprio una delle proposte del libro bianco degli Stati generali dell’azione per il clima parla di accesso alla cittadinanza.
Dovremmo ricordare che i luoghi in cui viviamo non esistono in uno spazio neutro e che la crisi climatica produce conseguenze sociali ed economiche che possono colpire in maniera diseguale e più acuta le persone che subiscono fenomeni di discriminazione multipla e marginalizzazione. Insomma, siamo tutti nella stessa tempesta ma ognuno l’affronta con un imbarcazione diversa: chi col canotto, chi con lo yacht di lusso.
In questo caso le persone che per un motivo o per l’altro hanno dovuto migrare, e spesso i loro figli nati in Italia, hanno maggiori difficoltà a trovare un impiego stabile, sicuro e redditizio a causa della forte ricattabilità occupazionale di chi è esposto al costante rinnovo del permesso di soggiorno e alla difficoltà di accesso alla cittadinanza. Il risultato? Scarsa disponibilità economica, alta difficoltà a trovare un’abitazione dignitosa e numerosi livelli di discriminazione sociale e strutturale.
Di conseguenza le risorse per affrontare la crisi climatica e la capacità di autodeterminazione sono minori. Ciò potrebbe pregiudicare la possibilità di adattamento ai cambiamenti climatici degli individui rendendoli più vulnerabili agli impatti del clima che cambia. Inoltre, l’intersezione di fattori strutturali generano fenomeni che vengono definiti come razzismo ambientale, ossia la maggiore probabilità per gruppi discriminati di vivere in zone più inquinate o meno salubri e sicure.
Infine tutto ciò si parla direttamente con il tema del lavoro, ti ricordi di Satnam Singh? Una persona che lavorava come bracciante in provincia di Latina per 4-5 euro l’ora, senza alcun contratto, per 12 ore al giorno anche sotto il sole. Morto dopo essere stato abbandonato dal datore di lavoro in seguito a un incidente dove aveva perso un braccio.
Il referendum sulla cittadinanza raggiungerà il quorum?
A questa domanda potremmo rispondere solo dopo aver votato l’8 e il 9 giugno 2025 ma in ogni caso dovremmo chiederci, come ha fatto la sinistra a farsi odiare così tanto?
Recentemente Giorgia ha dichiarato “Ai referendum vado al seggio, ma non ritiro le schede”, una risposta un po furba ma in linea con le indicazioni di astensione di Tajani e La Russa. Anche il “Coglionello” Vannacci (una citazione da Life is Strange!) si è scagliato contro la Boldrini dicendo che lei “la cittadinanza si conquista, non si regala”. Però questa è solo una delle innumerevoli fake news che stanno girando perchè i requisiti per l’accesso alla cittadinanza rimarrebbero quelli ancora previsti dalla legge, diminuirebbe solo il tempo che nella migliore delle ipotesi sarebbe di 8 anni.
Poi forse bisognerebbe riflettere sul fatto che la vita non deve essere per forza un bagno di sangue e anche se abbiamo avuto un’esperienza di vita difficile ciò non significa che anche gli altri debbano soffrire.
Questa strategia però distoglie l’attenzione dal dibattito informato e, per paradosso, da tutti quei quesiti che interessano il “Jobs Act” tanto odiato da chi poi ha votato a destra. In questo senso l’odio per la sinistra sembra aver superato l’odio verso dei provvedimenti che interessano le nostre vite. In molti stanno dicendo che non andranno a votare "perché non voglio riparare uno sbaglio che hanno fatto loro con i soldi degli italiani (quelli usati per votare)”. Altri ancora non andranno perché pensano che tanto non si raggiungerà il quorum.
Purtroppo, il dibattito sulla cittadinanza è anche questo ed è stato oggetto di una forte polarizzazione e razzializzazione nel dibattito pubblico. L’opposizione a una riforma della cittadinanza in senso più inclusivo è diventato uno dei cavalli di battaglia dei partiti nazionalisti di estrema destra, finendo per acuire il livello generale di discriminazione anche attraverso l’associazione diretta a frame narrativi e simbolici conclamatamente razzisti.
Proprio per questa polarizzazione lo stesso parlamento si è trovato impotente nel riformare la legge sulla cittadinanza, senza contare come è stato svuotato dei propri poteri per l’approvazione del Decreto sicurezza. Proprio per questo, inoltre, si è reso necessario chiedere un referendum.
Un esempio di questo immobilismo è proprio Forza Italia che quest’anno ha:
Presentato una proposta di legge sullo Ius Scholae
Votato contro la propria proposta facendo svanire la maggioranza
Invitato a non votare al prossimo referendum
Anche qui qualche domanda dovremmo farcela, anche sul perché personaggi come Fedez partecipano ai congressi giovani di partito. Fatto sta che la democrazia e il modo con cui ci governiamo si è fatto sempre più distante, sempre di più in Italia “politica” è diventato sinonimo di “partito” creando delle orribili distorsioni nella percezione comune.
Su questa base si creano delle condizioni favorevoli per pensieri come “ridurre i tempi per la cittadinanza serve per aumentare l’elettorato della sinistra”, facendo una semplificazione “stranieri = sinistra” quando spesso non è così, o etichettando qualsiasi cosa che fa un ipotetico partito più a sinistra della Meloni come un pratica dell’ideologia woke.
Più volte mi sono chiesto quando abbiamo smesso di parlarci e creare relazioni, forse questo referendum nel bene o nel male ci farà riflettere su come tornare a “fare politica” (non solo partito) e su come tornare a prenderci cura del territorio in cui viviamo.
Fino ad allora andiamo a votare e qui trovi un post di Large Movements in cui si sfatano tutte le principali fake news prodotte da chi è contrario alla famigerata "ideologia woke”. Per tutto il resto, come ha scritto Gemitaiz sui propri social, “quando chi ha il potere di decidere fa propaganda per l’astensione, vuole togliere alle cittadine e ai cittadini l’unica occasione in cui a decidere sono soltanto loro”. In altre parole, chi ha il potere teme il voto del popolo, al di là del partito che rappresenta.
Il 7 luglio, dalle 18.00 alle 19.30, si terrà un evento online in cui verrà presentata una ricerca sull’inclusione delle comunità fragili e in condizione di vulnerabilità nelle politiche climatiche. Iscriviti cliccando qui! Se invece non vuoi perderti le prossime lettere, ricordati di iscriverti a Lettere nella crisi climatica lasciando la tua mail nel box :)