Le “Generazioni DragonBò” e il futuro del clima
Quando parliamo di cambiamenti climatici è inevitabile pensare alle "generazioni", ma di cosa stiamo parlando esattamente?
Per rispondere alla domanda “chi sono le generazioni”, avrei potuto citare qualcuno dei libri che sono sugli scaffali a prendere polvere però ho preferito interrogare “gemini”, l'intelligenza artificiale di google. Che dire, se oggi non usi la IA rischi di essere poco trendy.
Il nostro caro assistente ci dice che le diverse generazioni “d’età” sono distinte tra loro da una serie di fattori quali gli eventi storici e sociali, l’accesso e la familiarità con le diverse tecnologie, i valori e gli atteggiamenti, gli stili di vita, il modo in cui comunicano o più semplicemente per aver condiviso aspetti comuni di grande rilevanza a livello globale.
Al di là del dibattito di chi è la generazione Z,X,Y o Boomer, l’aspetto più interessante è che le “generazioni” dovrebbero essere distinte eventi di grande portata come la caduta del muro di Berlino, l’attentato alle torri gemelle, l’avvento della televisione, di internet e dei social media o dei contenuti che vengono trasmessi attraverso di questi. Insomma, si potrebbe essere della stessa generazione anche solo perché si ha avuto la possibilità di vedere appena usciti al cinema film come Star Wars, Indiana Jones, Rambo o i Goonies.
Da ciò si potrebbe intuire che il concetto stesso di “generazione” non è molto preciso e che l’identificazione di una generazione può essere molto mobile in base al tipo di eventi di riferimento che si prendono in considerazione. Io stesso, essendo nato nel 1996, non ho ancora ben capito se sono un millennials o un GenZ, anche se di fondo non mi interessa.
La “Generazione DragonBò”
A tal proposito, il prossimo 5 aprile Akira Toriyama (mangaka di Nagoya divenuto famoso quale creatore di Dragon Ball, Dr. Slump e Dragon Quest) avrebbe compiuto 69 anni. La sua morte improvvisa ha colpito anche i meno appassionati del genere e ha avuto ampia diffusione anche sui media italiani. La sua morte ha segnato quasi il cambiamento di un’epoca e gli omaggi alla sua figura sono stati molteplici, tra questi vi è anche quello di Zerocalcare.
L’opera più importante è indubbiamente stata Dragon Ball, la quale vede la partenza della serializzazione nel 1984 e il primo approdo in Italia nel 1995. Come non dimenticarsi, inoltre, quei numerosi pomeriggi dopo pranzo passati a vedere l’anime su Italia 1, chi come me sul divano di casa insieme al fratello, chi in solitudine o con un proprio caro. Ma Dragon Ball non è stato solo questo e per certi versi ci ha trasmesso dei “valori” o delle lenti con cui interpretare il mondo intorno a noi. Tant è che cercavamo di rivivere le storie di Goku e compagni mimando in modo goffo i personaggi insieme ai nostri amici nei giardinetti di scuola, non perdendo le diverse uscite dal giornalaio di statuette e DVD oppure comprando i diversi oggetti del merchandising (come gli astucci e gli zaini) e videogiochi come “Dragon Ball Budokai Tenkaichi”. In breve Dragon Ball ha avuto quella potenzialità di coinvolgere diverse persone, di diverse fasce di età, fino ad oggi tanto che si potrebbe parlare quasi di una “Generazione DragonBò” che parte dagli anni ‘80 e arriva fino ai giorni nostri.
Questo tipo di classificazione in prima battuta, se usata seriamente per litigare, potrebbe sconvolgere il dibattito pubblico sulle giovani generazioni o le “future” generazioni poiché amplierebbe di molto la fascia di età di riferimento. Eppure si tratta proprio di quella fascia d’età che è sempre più sensibile in maniera crescente alle tematiche climatiche tanto più ci si avvicina agli anni recenti e che si impegna con le proprie forze a far sì che si cambi la tendenza. Parlare di nuove generazioni quindi significa sostanzialmente parlare di chi verrà dopo i DragonBò ed è certamente una sfida ardua che richiede una seria riflessione sui nostri modelli sociali ed economici per assicurarci di lasciare un pianeta vivibile agli sconosciuti per eccellenza: chi deve ancora nascere. Occorre quindi uscire dal “presentismo” e dalle logiche di breve periodo della politica anche perché, come riportato dal CMCC, l’Europa è il continente che sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature al mondo con il conseguente aumento dei rischi climatici che minacciano la sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la stabilità economica e la salute delle cittadine e dei cittadini.
I contenziosi climatici alla Corte europea dei diritti dell’uomo
Proprio alla luce di ciò è importante segnalare che, dopo quasi 6 anni, finalmente la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo sta per emettere 3 decisioni che potrebbero aprire la strada a future sentenze sulla responsabilità, ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), agli stati di prevenire i danni legati al clima. In particolare il 9 aprile, a Strasburgo, verranno presa una decisione sui seguenti 3 dei casi:
Verein Klimaseniorinnen Schweiz and Others v. Switzerland,
Carême v. France,
Duarte Agostinho and Others v. Portugal and 32 others.
Questi casi, in particolare quello sollevato dalle ragazze e dai ragazzi contro i 32 stati parte della CEDU, chiedono alla Corte di chiarire numerose questioni cruciali relative agli obblighi degli Stati di fronte alla Crisi climatica. In particolare si chiede di riconoscere il dovere degli Stati di definire politiche di mitigazione e adattamento che prevengano adeguatamente i danni prevedibili ai diritti umani indotti dalle emissioni legate ai combustibili fossili. Si chiede poi di riconoscere lo status di vittima nel contesto dei danni legati al clima, la necessità da parte degli Stati di prevenire i danni extraterritoriali causati da attività sotto la loro giurisdizione e di sancire ufficialmente la rilevanza dell'Accordo di Parigi e della scienza per l'interpretazione degli obblighi definiti dalla Convenzione. L’esito di queste tre sentenze sono particolarmente importanti perché offriranno un modello che guiderà le future decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo, ma anche degli organi giudiziari nazionali in tutta Europa su casi climatici pendenti o che verranno presentati in futuro.
In Italia per esempio si può pensare alla causa “Giudizio Universale” su cui proprio di recente la Corte di Roma ha dichiarato di non potersi esprimere, mentre davanti alla Corte europea ci sono altri 6 casi pendenti: Uricchiov and De Conto v. Italy and 31/32 other States, Müllner v. Austria, Greenpeace Nordic and Others v. Norway, The Norwegian Grandparents’ Climate Campaign and Others v. Norway, Soubeste and four other applications v. Austria and 11 Other States, Engels v. Germany.
Questi casi permetteranno di riflettere sulle possibilità di tutela per i diritti facenti capo alle generazioni future, soprattutto con riferimento alla lotta al cambiamento climatico poichè anche la Generazione Dragonbò possa vedersi tutelate davanti a quella che il Comitato delle Nazioni unite ha chiamato “some of the most pressing and serious threats to the ability of present and future generations to enjoy the right to life”.
Per approfondire alcuni dei contenuti di Lettere nella crisi climatica: