Il potere di cambiare: tra crisi climatica, democrazia e resistenza collettiva
Dalla nuova era Trump agli arretramenti dell’UE sul Green Deal: perché ripensare il potere è essenziale per affrontare il futuro
“Quando cerchiamo di cambiare le ingiustizie e migliorare le vite delle persone, stiamo cercando di cambiare le equazioni di potere”
(All about Power. Understanding social power & structures. Srilatha Batliwala)
Per chi scrive lettere le parole sono importanti, come diceva qualcuno, e a febbraio le lettere che Batliwala ha sapientemente accostato sono diventate ogni giorno sempre più importanti.
Quando parliamo di potere solitamente immaginiamo le numerose trasformazioni in Dragonball o gli inganni e i tradimenti del Trono di spade. Il potere è sempre stato trattato come qualcosa di perverso che stimola le storie o gli angoli più bui delle nostre anime. Qualcuno addirittura disse che “il potere logora” ma evidentemente la sua patologia era proprio l’abuso si potere. Eppure le parole scritte da Batliwala le ho trovate sempre più importanti durante questi primi due mesi, in particolare se pensiamo alle nostre società al tempo della crisi climatica.
I primi due mesi di Trump: male e andrà malissimo
Sugli Stati uniti hanno lanciato un macigno e le onde che si sono generate stanno arrivando da noi come uno tsunami. Più di qualcuno sta iniziando a tracciare su una mappa di quello che sembra un vero e proprio percorso americano verso l’autoritarismo, o meglio verso l’esercizio solitario del potere.
Trump sta letteralmente facendo quello che vuole e anche il braccino teso di Musk nel giorno dell’insediamento ha dichiarato il via libera “del si può fare tutto” a complottisti, revisionisti, omofobi, razzisti, estremisti che si sentivano “repressi” o perseguitati. Nel frattempo gli amici di Putin si rifanno avanti e anche esponenti del nostro Governo fanno il tifo per ogni cosa che fa Donald, come ad esempio zittire Zelensky davanti alle telecamere dandogli la colpa della guerra o il video fatto con l’IA per raccontare la “riviera di Gaza”.
Me lo ripeto ogni giorno: “Non dovremmo stupirci”. Solo nelle prime ore di governo Trump è stato in grado di ritirare gli USA dall’Accordo sul clima di Parigi, revocare l’ordine esecutivo di Biden per mitigare i rischi dell’IA e cancellare il blocco sulla fornitura di bombe a Israele davanti all’applauso di multimiliardari così ricchi che ci vorrebbero 24 milioni di persone per eguagliare la loro ricchezza, che lo sostengono e e che controllano tutti i social network con cui il mondo si informa.
Il fatto è che a partire dalle celebrazioni dell’insediamento di Trump le braccia tese davanti a una telecamera aumentano di giorno in giorno. Steve Bannon (stratega della campagna di Trump nel 2026 e ideologo del MAGA - Make America Great Again) alla Conservative Political Action Conference del 2025 è solo l’ultimo in ordine di tempo.
Le elezioni in Germania: un Paese più a destra ma (per fortuna) non troppo
Si aveva tanta paura alla viglia delle elezioni tedesche e anche in questa occasione abbiamo visto l’endorsement di Elon Musk al partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). Il partito ha raccolto il 20% dei voti, quasi il doppio rispetto alle precedenti ed il suo successo è stato particolarmente marcato nella Germania dell'Est, dove ha raggiunto il 40%, mentre nel resto del Paese si è fermato al 17%.
Per fortuna, nonostante il risultato, non entrerà nel governo: la CDU/CSU è il partito vincitore che ha ottenuto quasi il 30% ed ha escluso categoricamente ogni alleanza con AfD. Spetterà a Friedrich Merz, prossimo cancelliere, formare il prossimo governo e, nonostante i rischi politici per la SPD, l'ipotesi più concreta è una Große Koalition che inevitabilmente sarà spostata più a destra rispetto agli ultimi 16 anni di governo Merkel.
Friedrich Merz è infatti lo storico antagonista della Merkel all’interno dello stesso partito e si caratterizza per una politica più conservatrice rispetto all’ex-cancelliera. Si tratta di un ex avvocato miliardario e consulente aziendale, viaggia su jet privato ed è a favore di una Germania con meno stato sociale e più incentivi economici per i residenti. Inoltre ha posizioni dure sull'immigrazione, tali da essersi coalizzato sul tema con AfD recentemente, e vuole un Paese meno concentrato sulla politica estera e sul clima.
Questo dovrebbe interessarci ancora di più perchè la Germania ha un ruolo nevralgico nel futuro dell’Unione europea, non solo perché è tra gli stati fondatori ma anche perché è lo stato più popoloso (dopo ci sono Francia e Italia). Questa caratteristica gli dà infatti un maggiore peso nelle votazioni del Consiglio dell’UE dato che le votazioni avvengono con il sistema del voto ponderato, ossia si attribuisce un valore diverso a ciascuno Stato a seconda del numero dei suoi abitanti.
Bene… possiamo stare in tranquilità? A Roma sanno che fine ha fatto Tranquillo, per il momento stiamo a vedere ma l’Unione Europea non gode di grande salute.
La Commissione UE e lo smantellamento del Green Deal
Ehi-ho! Con pale e con picconi noi ogni dì veniamo qua
È il tipo di lavoro che ci dà felicità
Ed è perché qui sotto c'è
Di diamanti e d'or una grande quantità(cit. Sette famosi minatori durante il turno di lavoro per una nota compagnia del fossile)
Febbraio è stato anche il mese in cui l’UE ha ceduto sotto le pressioni delle lobby delle grandi imprese e si è dato avvio a un processo volto a smontare, provvedimento per provvedimento, il Green Deal, e numerose regole che stavano inserendo degli obblighi alle imprese di fermare e prevenire abusi dei diritti umani e dell’ambiente.
Erano tutte regole approvate attraverso il regolare iter democratico ma la Commissione UE con la scusa di “semplificare” le regole sulla sostenibilità con Omnibus ha di fatto proposto delle direttive che costituiscono un assalto frontale al regolamento Tassonomia e alle direttive sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) e la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Ora la palla passerà al Parlamento europeo ma questi dovrebbero essere i risultati:
80% delle imprese esonerate dagli obblighi di trasparenza ambientale (CSRD)
Le imprese non dovranno più monitorare l’intera filiera per evitare violazioni dei diritti umani e devastazioni ambientali (CSDDD)
Gli obblighi sui piani di transizione climatica? Ridotti a carta straccia
Nel documento di accompagnamento alla proposta la Commissione viene data una giustificazione debole sulla base delle consultazioni (a cui hanno partecipato prevalentemente le grosse imprese). La Commissione stessa peró ammette che limitare la CSDDD ai solo partner diretti potrebbe compromettere l'analisi e la gestione strutturata del rischio, rendendole dipendenti dalle sole segnalazioni. Inoltre per le 300 maggiori imprese dell’UE, il risparmio di 480 mila euro annui per società a fronte di un fatturato 450 MILIONI solleva dubbi sulla proporzionalità delle modifiche che indeboliscono significativamente la due diligence.
Il rapporto difficile tra democrazia e cambiamenti climatici
Batliwala ha una concezione che possiamo definire come matematica, di fatto è un equazione. La parola stessa Democrazia (composto da demos, popolo, e kratos, potere) ci invita a riflettere su ogni suo componente e su come questo potere viene redistribuito: “Chi fa parte del popolo? Su cosa esercita il potere? Come lo esercita?”.
Ad esempio nella democrazia rappresentativa, sistema più diffuso in questa parte di globo, ogni singola persona trasferisce il proprio potere a un rappresentante attraverso il voto ma non tutti sono messi nelle condizioni di poter votare! Pensate solamente alle persone come i senzatetto o a tutte quelle che sono nate in Italia ma non hanno la cittadinanza. Da qui arriviamo ad alcuni brutti “guai” che la democrazia ha con la crisi climatica:
Il cambiamento climatico non ha confini, è una questione globale e tutti i Paesi partecipano all'accelerazione dei cambiamenti in corso e possono essere colpiti dai suoi effetti
Rischio di “Policy Capture”: le politiche (climatiche) potrebbero essere influenzate da interessi privati (es. le imprese) piuttosto che da interessi collettivi
Diversa esposizione al rischio: ognuno è esposto in modo diverso agli effetti del cambiamento climatico a seconda delle circostanze personali, sociali, economiche o geografiche
Orientamento al breve termine: spesso le democrazie si concentrano sui risultati a breve termine a scapito degli interessi a lungo termine per perseguire interessi elettorali.
Ed è così che nel presente subiamo le decisioni di chi ha votato nel 1960 e, se nulla cambia, gli effetti saranno sempre più devastanti col passare del tempo.
Resistere insieme grazie al potere collettivo
Però la stessa Batliwala ci ricorda diverse tipologie di potere e “il potere con” riguarda la forza collettiva che abbiamo per affrontare e sfidare l’ingiustizia, trovare soluzioni o essere creativi mobilitando persone che hanno a cuore la stessa causa.
Proprio curando e facendo germogliare il potere collettivo nelle sue diverse forme che forse riusciremo a usare quella bussola che ci porterà su sentieri più sereni. Per questo abbiamo pubblicato la guida CLIMentines.
Come ti dicevo la crisi climatica ci invita a ripensare la distribuzione del potere decisionale all'interno delle nostre società. Se il concetto di marginalità indica una distanza da un punto di riferimento, nel contesto delle democrazie moderne possiamo identificare chi è più o meno marginale rispetto al potere di influenzare le decisioni pubbliche. Questa guida è una risorsa che vuole contribuire alla redistribuzione e alla condivisione del potere dando a chi legge una maggiore consapevolezza su come approfondire le moderne democrazie.
La crisi climatica però è già parte della nostra quotidianità. Negli ultimi anni ho avuto modo di ascoltare persone e luoghi che in diverso modo o intensità hanno toccato con mano gli effetti dei cambiamenti climatici e che hanno deciso di resistere insieme.
Dal giorno dopo il disastro molte persone hanno deciso di unirsi per esercitare un potere collettivo e condiviso, diventando realmente una comunità ampia e inclusiva, per poter essere nelle condizioni di affrontare quanto accade e accadrà sempre poi frequentemente se non invertiamo la rotta.
Ondate di calore, alluvioni, siccità e incendi sono infatti sempre più frequenti e colpiscono sempre più duramente i nostri territori. Il rischio climatico è già realtà, ma siamo in grado di affrontarlo? E le istituzioni stanno facendo abbastanza? Possiamo scoprirlo insieme.
ActionAid Italia con il supporto della European Climate Foundation, sta raccogliendo opinioni, esperienze e proposte di cittadini, organizzazioni e gruppi per comprendere meglio l'impatto dei cambiamenti climatici e le azioni necessarie per prepararci al futuro. Insomma, possiamo scoprirlo insieme e puoi contribuire con la tua prospettiva aiutando a costruire strategie più inclusive e consapevoli, ma anche a fotografare la situazione in Italia.
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