Le alluvioni tra Lombardia e Ticino di settembre
La cronaca dei disastri causati dalla crisi climatica tra il 22 e il 25 settembre 2025
Tra il 22 e il 25 settembre la cronaca della crisi climatica è tornata a parlare di alluvioni in Lombardia e Ticino con una perturbazione che è rimasta collocata tra Francia orientale, Nord Italia e Svizzera.
Nel frattempo il mondo scorre, sempre più veloce e i flash delle notizie continuano a raccontare un mondo in fiamme tra una delle assemblee generali delle Nazioni unite più delicate della storia e il genocidio del popolo palestinese.
In mezzo? Tutte e tutti noi che aspettiamo la decisione di chi ha potere senza però rimanere immobili. Si, perché vivere nella crisi climatica vuol dire anche rivendicare il proprio potere e riconoscere che ci sono diversi modi di contribuire alla vita pubblica.
Ma ora ti racconto cosa è successo questa settimana.
La situazione in Lombardia con le alluvioni di settembre
L’estate sta finendo, abbiamo tutte e tutti ricominciato a lavorare o ad andare a scuola e ovviamente la voglia di ricominciare a lottare con il meteo avverso non è altissima. Questi però non sono “languidi brividi” e una forte ondata di precipitazioni non sta facendo solo abbassare le temperature. Le piogge tornano a far parlar di sé (anche se in realtà non abbiamo mai smesso) e sopratutto in Lombardia si sono registrati i danni maggiori.
La provincia di Como davanti alle alluvioni e frane di settembre
Il 22 e il 23 settembre sono state la giornate più difficili per il comasco, alluvioni e frane hanno interessato Blevio, Cantù e la stessa Como. In questa area, tra lunedì e martedì, gli accumuli pluviometrici hanno raggiunto i 250/300mm in meno di 36 ore. Dovremmo aspettare la fine della stagione per vedere se la regione ha vinto un nuovo record per la piovosità ma già nel 2024 in Lombardia si era registrato una quantità media di circa 1585mm, superiore di ben 661 mm alla norma. Il problema però è quello che accade dopo che arrivano queste enormi masse d’acqua.
Il comune di Blevio è stato profondamente ferito dall’acqua e dal fango, l’intero centro storico si è allagato ed è stato invaso da detriti e rami trascinati a valle dalle piogge intense. Le autorità locali hanno evacuato circa trenta residenti di Blevio e 20 del vicino comune di Torno. Per motivi di sicurezza la Strada Provinciale 583 Lariana è stata chiusa e dopo un crollo di un ponticello il Comune di Blevio si è attivato per l’installazione di un ponte Bailey, un ponte provvisorio usato solitamente per scopi militari.
A Cantù a causa delle alluvioni ci sono stati 300 interventi e oltre 500 richieste di aiuto che hanno richiesto l’intervento della protezione civile e dei vigli del fuoco, grazie anche all’arrivo di squadre da Parma, Piacenza, Modena, Reggio Emilia, Brescia e Bergamo. Gli allagamenti hanno colpiti in particolare le zone di Vighizzolo con piazza Piave, via Mentana, via della quercia e via Albinoni, dove sono esondati i torrenti Serenza e Terrò. Dopo le verifiche del Centro operativo comunale (COC), struttura di cui si avvalgono i Sindaci per coordinare interventi di emergenza, sono stati chiusi diversi istituti scolastici (Turati, Rodari e Degano), scuole dell’infanzia (Piccoli Passi) e asili nido della zona (Arcobaleno e Colibrì). Nel frattempo il comune di Cantù ha preso in carico 13 sfollati e prosegue con la conta dei danni, parallelamente ha avviato l’iter per il riconoscimento dello stato di calamità naturale, ritenuto necessario per attivare strumenti e risorse a sostegno del territorio. Anche qui si è aperta una voragine profonda 5 metri che ha interrotto la viabilità sulla strada provinciale 38 tra Cantù e Alzate Brianza.
Anche Como è stata invasa dal fango e il lago è esondato allagando piazza Sant’Agostino, via Rezzonico, via Brambilla e via Ortelli che si è trasformata in un autentico torrente in piena causando l’accumulo di fango e detriti. Anche le zone del centro storico e del lungolago sono state chiuse ma hanno dimostrato come anche il capoluogo fosse impreparato agli effetti dei cambiamenti climatici.
Cabiate e Meda i comuni colpiti in Brianza
La crisi climatica è per sua natura diffusa e in questa ondata di precipitazioni i comuni più colpiti sono stati Cabiate e Meda nella provincia di Monza e della Brianza.
Le forti piogge e l’esondazione del Tarò hanno creato muri d’acqua che sono arrivati anche fino al primo piano delle abitazioni, ricoperto di fango le strade e travolto le auto parcheggiate. Guardando le immagini sui social in molte e molti hanno rivisto l’alluvione di Valencia del 2024, questa volta però era molto più vicina.
Tra Meda e Cabiate migliaia di persone sono rimaste senza corrente elettrica e la stazione di Meda è stata colpita in modo tale che i binari erano completamente sommersi. In quello che è stato descritto come uno scenario apocalittico, i Vigili del Fuoco hanno salvato in elicottero una madre e il suo bimbo di pochi mesi che si erano rifugiati sul tetto di una jeep.
Mentre procedono i lavori di ripristino in molte e molti hanno dovuto buttare i propri affetti o gli oggetti custoditi nelle cantine e nei garage, molti e molte altri temono per le proprie attività commerciali e ristorative. Per far fronte alle numerose esigenze nate dall’alluvione è stata attivata una raccolta fondi promossa attraverso il Fondo Meda Città solidale (nato nel 2014 per rispondere ai bisogni del territorio). Allo stesso tempo il credito cooperativo BCC di Barlassina ha stanziato un plafond di 100.000 euro per sostenere le realtà del territorio che hanno subito danni a causa del maltempo e verranno erogati come contributi a fondo perduto da 1.000 o 2.000 euro.
Milano e il dibattito sulle vasche di laminazione
Neanche l’iper-performativa Milano, centro del design e del business, è stata risparmiata dalla crisi climatica. Mentre vista d’occhio crescono i grattacieli e i quartieri di lusso, il Seveso esonda e allaga Niguarda, Prato Centenaro e Isola, oltre che i limitrofi comuni di Bresso e alcune parti di Sesto San Giovanni.
Questa volta la vasca di laminazione attivata dal Comune di Milano nel 2023 non è bastata a contenere l’alluvione, il bacino al confine con Bresso si è riempito nel giro di due ore. Oltre agli allagamenti, a cui un cittadino ha risposto girando in kayak per Niguarda, si sono registrati un centinano di interventi per lavorare su sottopassi allagati con macchine bloccate, cantine allagate e l’evacuazione di un istituto scolastico in via Val Cismon. Si è registrato anche il cedimento dell’argine del Seveso a Paderno Dugnano.
Oltre all’indagine ancora in corso, il modello Milano si confronta con la crisi climatica e gli occhi si volgono anche sulle istituzioni regionali. Se quest’ultime accusano il Comune di non saper gestire l’emergenza idrogeologica, il Comune chiedono maggiori informazioni sull’attivazione della vasca di Senago e sui lavori sulle vasche di Lentate e Varedo che avrebbero potuto aiutare a far defluire l’acqua.
Gli impatti delle precipitazioni su Varese e il Varesotto
L’alluvione non ha risparmiato neanche Varese e il varesotto, dove nella Valceresio si sono viste strade come fiumi tra Bisuschio e Induno Olona. A Bisuschio diverse strade si sono completamente allagate e l’acqua ha portato giù una notevole quantità di detriti e rami dalla montagna, in particolare nella zona di via Martinelli. Ci sono stati allagamenti anche in via Moro, via Foscolo e sulla provinciale che attraversa il paese nella frazione di Pogliana. A Besano il centro è stato risparmiato ma una decina nella zona a ridosso dalla montagna risultano allagate, un’abitazione è stata invece invasa da una colata di fango. Anche a Induno Olona, dove via Jamoretti e le strade che attraversano il paese si sono allagate in diversi punti, la scuola primaria è rimasta chiusa perché tre aule erano inagibili. Inoltre c’è stata una frana sulla provinciale del lago tra Porto Ceresio e Brusimpiano in località Montelago che ha interrotto la viabilità.
In Ticino franano i Denti della Vecchia
Non è scappato nemmeno il Ticino dagli effetti delle piogge intense e dell’alluvione, in particolare nel Luganese. Dalla montagna al lago, le forti piogge hanno creato qualche problema sui Denti della Vecchia e anche in riva al Ceresio. Sulla riva ci sono state frane tra dogane Gandria e Oria, allagamenti a Taverne, Figino e Barbengo, una barca affondata sul Ceresio e un’auto travolta da un masso a Ponte Brolla, con un ferito. Diverse strade e la ferrovia tra Solduno e Ponte Brolla rimarranno chiuse, mentre le autorità cantonali mantengono alta l’allerta in attesa di un miglioramento delle condizioni meteo.
Sui Denti della Vecchia, gruppo di montagne delle prealpi, si è staccata una parte di detriti già franati a maggio. Si è trattato di un evento atteso e monitorato dai geologi del Dipartimento del Territorio, che hanno stimato alcune migliaia di metri cubi di materiale franoso che per fortuna non ha causato danni gravi. La situazione resta però instabile con il rischio di nuovi scoscendimenti, senza contare il fatto che ci sono informazioni frammentate. La zona dei Denti della Vecchia è per definizione una montagna dove sassi di piccole-medie dimensioni cadono regolarmente, però sia la frana dell’11 maggio che quella avvenuta recentemente erano piuttosto rari per le migliaia di metri cubi che sono franati. In questi giorni verranno effettuati dei sopralluoghi per capire fino a dove è franato il materiale e per scongiurare la formazione di altri tappi.
Cambiamo un attimo la prospettiva: l’80° Assemblea Generale delle Nazioni unite
Purtroppo non lo possiamo trascurare ma mentre ti riporto questa cronaca della crisi climatica si sta svolgendo l’80esima Assemblea generale delle Nazioni unite, una delle più importanti in cui si gioca parte del futuro della Palestina e del pianeta davanti ai cambiamenti climatici.
Fresco dal processo di beatificazione di Charlie Kirk e di ordine esecutivo in cui stabilisce “Antifa” come organizzazione terroristica interna, il vecchio Donald Trump ha definito i cambiamenti climatici una “truffa”. Cosi, come se fosse in un bar costosissimo in centro a Manhattan ha detto che le fonti rinnovabili non funzionano, che gli impatti “arrugginiscono” e che si tratta di un’energia che “fa perdere denaro” perché “molte attrezzature vengono costruite in Cina anche se loro usano il gas”. Senza alcun dato ovviamente ma come sappiamo Trump è un artista delle fake news ed eccelle nell’arte di illudere le masse, quanto durerà questa messa in scena?
Il problema poi non sono tanto le cavolate che dice Trump ma chi gli fa eco e da cassa di risonanza, IL presidente Meloni non ha mica contrastato le tesi del presidente degli Stati uniti e a Pontida la Lega si è confermato un partito di estrema destra osannando Charlie Kirk e ripetendo i motti di Trump. Anzi proprio a Pontida, oltre a chiedere la celebrazione della decima mas nelle scuole, Roberto Vannacci ha confermato la sua scalata nel Partito grazie alle sue tesi nel libro “il Mondo al Contrario”.
Comunque Meloni all’Assemblea Generale alle Nazioni unite ha sostanzialmente ripetuto quello che ha detto Trump, confermandosi sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda i cambiamenti climatici in un consesso internazionale che proprio in questa edizione si sta proponendo di trovare un intesa sui Piani per raggiungere i contributi determinati a livello nazionale dall’Accordo di Parigi sugli obiettivi climatici.
Anche sulla Palestina non siamo andati tanto lontani. Mentre Francia, Belgio, Lussemburgo, Malta, Lichtenstein e Nuova Zelanda hanno riconosciuto formalmente lo stato palestinese, seguendo l’esempio recente di Regno Unito e Portogallo, l’Italia ha messo due precondizioni: il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e la rinuncia da parte di Hamas ad avere qualsiasi ruolo nel governo della Palestina. Sostanzialmente ha preso tempo per interessi strategici del proprio Governo ma ha chiuso la questione usando le stesse parole di Trump: “chi ha scatenato il conflitto non può essere premiato”.
Bene, chi detiene il potere sta decidendo per noi o sta prendendo tempo per fare una qualsiasi scelta il più in la possibile. Nel farlo condannano o focalizzano l’attenzione dell’opinione pubblica su cose come “gli atti vandalici” in stazione centrale a Milano perché “i cattivi sono gli altri” mica chi ha più potere di fare qualcosa per la Palestina o la crisi climatica. Dicendo ciò però non dobbiamo mai dimenticare che anche noi abbiamo una quota di potere e possiamo fare la nostra parte come le migliaia di persone che sono scese in piazza in 80 città o nonostante il meteo a Milano.
Riunire i frammenti della crisi climatica
Nello scrivere questa lettera ho tralasciato volutamente alcuni dettagli, forse non quelli che pensi tu. Raccontare la società nella crisi climatica vuol dire ricucire vari frammenti della nostra storia, frammenti che passano nelle nostre percezioni e nella nostra memoria.
Mentre ripercorrevo la cronaca di quanto accaduto in Lombardia ti ho parlato del Tarò, del Terrò e del Seveso come se fossero fiumi e torrenti separati perché è così che vengono raccontati nei media e nella vita quotidiana. Eppure sono tutti legati da un percorso comune, si potrebbe parlare infatti del Certesa che nasce come Terrò, per poi diventare Tarò a Meda e sfociare nel fiume Seveso. Sono parte della stessa storia ma nella narrazione della crisi climatica ci perdiamo questi dettagli perché siamo bombardati da frammenti e nessuno ha la capacità di vivere in più luoghi nello stesso momento per ricucirli istintivamente.
Questo ha effetti potentissimi. Dopo ogni disastro le parole che si sentono dire sono “non ho mai visto qualcosa del genere”, “non è il nostro carattere piangerci addosso” e “non vediamo l’ora che diventi solo un brutto ricordo”. Per carità non dico di abbattersi e non fare nulla, dico solo che così iniziano a crearsi frammenti perché non viene creata una memoria e una riflessione critica su di essa. Ciò è importante, coltivare la memoria vuol dire anche prendersi cura dei territori e delle comunità.
Ad esempio tutte e tutti siamo rimasti sconvolti dalle alluvioni che hanno colpito la Romagna ma non tutti sanno che il processo storico di cancellazione, il cambiar pagina, aveva fatto dimenticare un alluvione che aveva colpito gli stessi territori nel 1939. Allo stesso modo la voglia di dimenticare rischia di lasciare indietro chi è stato colpito dall’alluvione e ancora deve far fronte con quello che è accaduto.
Vedremo cosa ci riserverà il futuro, per ora l’allerta meteo in Lombardia rimane in attesa delle prossime piogge che si abbatteranno sui terreni per cui sono aumentate le condizioni di fragilità e vulnerabilità a causa delle ultime alluvioni. Nel frattempo 8 comuni della Lombardia (Cesano Maderno, Meda, Seveso, Lentate sul Seveso, Bovisio Masciago, Barlassina, Cabiate e Carimate) hanno deciso di avviare le procedure per consentire a Regione Lombardia di richiedere al Governo lo stato di calamità naturale. Attendendo questi sviluppi, il consiglio della Regione Lombardia ha approvato all’unanimità tre mozioni urgenti per sostenere famiglie, imprese e territori danneggiati:
riconoscimento dello stato di emergenza per i territori colpiti dall’alluvione dal 22 al 24 settembre, lo stato di calamità naturale per gli agricoltori, l’istituzione di un tavolo con Province e Comuni per la quantificazione dei danni, l’eventuale integrazione dei contributi statali con fondi regionali e la revisione dei parametri di permeabilità dei suoli;
stima rapida dei danni, rimborsi immediati ai cittadini e alle attività, la ricostruzione di infrastrutture e scuole danneggiate e un piano di prevenzione strutturale contro il rischio idrogeologico;
urgenza di un coordinamento tra Regione, Province e Comuni per quantificare con precisione i danni del 22 settembre e ottenere il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale, garantendo tempi rapidi per l’erogazione dei fondi.
E tu cosa ne pensi? Ti aspetto nella sezione commenti :)
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